Se viaggi attorno ai 65 anni e per la foto del profilo “Facebook” ti sei tinto i capelli dimenticandoti di tirar dentro la pancia da birra e di vestirti con qualcosa che non sia la canottiera, e se nonostante questo una “pin-up” procace sui 22 ad esagerare si fa avanti con sinuosa arroganza per chiederti l’“amicizia” e si lancia in un’immediata conversazione a fini relazionali con discreto grado di intimità, tre sono i possibili interpreti dall’altra parte del “personal computer”: o gli amici del grotto che vogliono combinarti uno scherzo, o tua moglie suspicente inquisitrice sotto mentite spoglie, o… beh, nemmeno da dirsi, sta arrivando fra le tue braccia l’amore vero, quello puro, quello sincero, quello disinteressato. Come no.
Occhio: quello del “love scam”, o “romance scam” come altri lo definiscono, è un problema perché ogni truffa è un problema; e, riferiscono oggi fonti della Polcantonale con un richiamo alla massima cautela, di recente in Ticino vi è stato chi abbia abboccato all’amo, anche con bonifici bancari dall’entità rilevantissima, botte da oltre 100’000 franchi e ciao. Possibile, senza che nel sistema (istituto di credito o servizi postali quali intermediari della transazione) nessuno si sia accorto o nessuno abbia manifestato un dubbio o nessuno abbia preso da parte il traente bonifico? Par di sì. O, se una domanda fu posta, ad essa venne fornita replica con attestazione di piena volontà di pagare; del resto, per dar prova di quanto fosse stata colpita ed affascinata, la pulzella (il cui profilo sarebbe “sovente fittizio”, come indica con amenissima ironia l’autore della nota-stampa in nome della Polcantonale) aveva offerto immediato recapito telefonico, iniziando nel contempo a confidarsi, a raccontarsi, a coinvolgere nei suoi turbamenti dei sensi e del cuore e dell’anima e, ad un certo punto, del portamonete sempre vuoto come quello d’un Geppetto collodiano, e da lì con la manifestazione sommessa, poi mormorata, poi espressa, poi urlata circa i sempre più impellenti bisogni per via d’una madre lontana ed ancor più povera e bisognosa di assistenza nella isba nella periferia di Irkutsk o nel tucul vicino a Batiè, o di un affitto rimasto indietro sicché lo sfratto era incombente, o di improvvise cure ospedaliere per le quali era richiesto il pagamento sull’unghia, o il solito biglietto aereo che costa troppo. È ovviamente lercissima paccottiglia da panzaneria, nemmeno si dovrebbe prestare attenzione ma vuoi per sensibilità, vuoi per dabbenaggine, vuoi perché a volte vale l’“I want to believe” c’è chi si lascia coinvolgere, ed eroga.
Sul sito InterNet della Polcantonale, come sempre, ampia disponibilità di raccomandazioni e di suggerimenti. Ad un aspetto in particolare viene prestata attenzione: non ci si fidi, o ci si fidi soltanto previa verifica con altri strumenti, se la richiesta di denaro arriva da qualcuno che nell’elenco delle amicizie comuni su “Facebook”, per esempio, ha 50 o 100 o 200 nomi con i quali si è in contatto; bastano due “clic” ed un terzo, ai maghetti della truffa profumata ai fiori d’arancio, per clonare profili e per generare liste di presunti referenti pronti a giurare sulla credibilità dell’interlocutrice.