Servono: per la visita di pazienti potenzialmente affetti da Covid-19, per la presa in carico degli stessi pazienti. E funzionano: da ieri, mercoledì 25 marzo, per la durata di almeno un mese ovvero considerandosi l’operatività minima sino a venerdì 24 aprile (per inciso: indicazione preoccupante, perché essa si colloca già ben oltre i termini dell’emergenza così come essa era stata definita sino ad ora), in servizio quattro ambulatori con sedi a Mendrisio, a Lugano, ad Agno ed a Bellinzona quartiere Giubiasco. L’accesso è consentito dalle ore 8.00 alle ore 18.00, nei giorni dal lunedì al venerdì, con un solo vincolo: niente iniziative individuali, in caso di sintomi sospetti è necessario un primo contatto diretto con il medico di famiglia o con il medico di picchetto o con l’operatore della linea diretta istituita sotto egida dell’Ordine dei medici del Canton Ticino o con il medico cantonale o con il Pronto soccorso di una struttura ospealiera o della “Centrale di allarme” (telefono numero 144) o della guardia medica (telefono 091.8001828).
Così dallo Stato maggiore cantonale di condotta: “Abbiamo giudicato opportuna la costituzione di questi centri, che sono stati denominati “checkpoint Covid-19”, tenuto conto dell’incremento dei casi sul territorio cantonale e delle crescenti sollecitazioni cui sono sottoposti gli studi medici di famiglia e le unità di Pronto soccorso. In tal modo potremo preservare maggiormente dal rischio di contagio sia i medici, sia il personale degli studi, sia i pazienti che agli studi si rivolgono”. Gestione sotto egida dell’Ordine dei medici, responsabile per organizzazione, funzionamento e disponibilità di medici e paramedici di supporto (quest’ultimo è di principio garantito dai medici coinvolti, uno per struttura, ma viene messo anche a disposizione – ed a titolo gratuito – dai vertici dell’“Ente ospedaliero cantonale”; sedi di proprietà comunale, sedi messe quindi a disposizione – anche qui, con totale gratuità – dalle autorità politiche comunali, approntamento logistico e strumentale con intervento della Protezione civile (anche per la gestione di afflussi e percorsi “adeguati e sicuri” per i potenziali pazienti).