In tempi di dilagante intelligenza artificiale, ogni tanto servirebbe un po’ di intelligenza umana, almeno sui fondamentali della quotidianità che coincidono spesso con informazioni acquisite nell’infanzia. “30 giorni a novembre…” è l’“incipit” della filastrocca che avrebbe evitato una figuraccia all’ignoto – ma licenziabilissimo – responsabile dell’aver apposto una data di scadenza all’oltremodo improbabile “31 settembre 2023” su prodotto reperito in ordinario scaffale di ordinario punto-vendita della grande distribuzione organizzata; licenziabilissimo, si ripete, perché privo di attitudine al controllo sulle referenze e perché non vi è motivo per non credere che chi sbaglia su un giorno inesistente sbaglierà, prima o poi, su una data esistente, lì sì a mostruoso danno del consumatore.