Home SPIRITUALITA' L’editoriale / Dio ci scampi dalle deduzioni dei laicisti esasperati

L’editoriale / Dio ci scampi dalle deduzioni dei laicisti esasperati

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Per la serie “Quando un’indagine mediamente intelligente porta a conclusioni (e ad interpretazioni) a metà tra assurdità e cretinaggine”, all’“Istituto di scienze politiche” dell’Uni Berna hanno pensato fosse cosa utile – di massima: sì, può risultare utile – il rilevare l’appartenenza religiosa dei membri di Consiglio federale, Stati e Nazionale. Diremo, di massima, che lo studio è più che altro una “summa” di deduzioni e di astrazioni, qui nel senso proprio del sostituire le molteplicità e le valenze del sentimento religioso con una definizione “secca”, basandosi peraltro l’approfondimento su “dichiarazioni personali”, su un sondaggio condotto per “e-mail” e su una “ricerca attraverso i mezzi di comunicazione”; sommaria e solo indicativa a spanne, con riferimento ai “sette saggi”, risulta allora l’identificazione di un membro quale “senza confessione” mentre gli altri sei risultano equamente suddivisi tra protestanti e cattolici. Sempre secondo i ricercatori, nel complesso dei 232 parlamentari presi in esame – degli altri 14 non si ha traccia – il 32 per cento appartiene al mondo riformato ed il 40 per cento è invece cattolico; lasciandosi da parte le frange, i parlamentari agnostici e/o atei e/o privi di confessione religiosa sono “solo il 23 per cento”, mentre in tale condizione si dichiarerebbe o risulterebbe essere “il 34 per cento della popolazione” (si immagina: popolazione in quanto persone con la cittadinanza svizzera) nel territorio elvetico.

Non discuteremo qui circa le singole cifre proposte. Non discuteremo nemmeno circa la mancata inclusione, quale parte significativa dell’universo di riferimento, degli svizzeri che vivono all’estero e le cui istanze, si osa supporre, i membri dei due rami del Parlamento federale sono chiamati egualmente a rappresentare. Non discuteremo nemmeno, pur avendo strumenti per una serena critica, sull’effettiva congruenza tra ciò che gli autori dell’indagine propongono come certezza e la reale adesione della singola persona alla fede dichiarata (un esempio per tutti: Viola Amherd, al momento presidente della Confederazione, è neocentrista giap e, in una sua dichiarazione del novembre 2018 cioè in tempi precedenti all’ingresso nella stanza dei bottoni a Berna, affermò di essere “cattolica e praticante”, ma anche di “non andare a Messa ogni domenica” e di “non condividere tutte le scelte fatte dalla Chiesa cattolica”. Si tratterebbe di capire quali siano queste “scelte”, perché alcuni fondamentali sono e restano non negoziabili). Da discutersi e da contestarsi, per contro, è la chiave di lettura fornita e che è rimbalzata nei titoli di vari quotidiani: in Parlamento, le persone “senza religione” – così nel testo pubblicato in italiano: varrebbe meglio il “konfessionslos” in tedesco – sono “sottorappresentate”, 23 per cento appunto a fronte di un 34 per cento sulla popolazione svizzera residente.

Rileggiamo: “sottorappresentate”, il che starebbe a dire che nell’organo politico (qui, di carattere legislativo) la reale ed effettiva consistenza numerica dei “non confessionali” non gode di una proporzionalità all’interno dell’Assemblea federale. Un messaggio perfido e subdolo: perfido, perché tenta di reintrodurre una dicotomia in replica di quella storicamente superata (ad un tempo, Cantoni protestanti e Cantoni cattolici; oggi, un ipotetico ma indimostrabile fronte degli “aconfessionali” – è un fronte in realtà inesistente, trattandosi semmai di galassie dalle diverse e distinte ed a volte contrapposte tesi o posizioni ideologiche che convergono sul solo punto della non adesione al Cristianesimo – contro chi aderisce ad una confessione religiosa per l’appunto cristiana; subdolo, perché in esso è contenuta una sommaria pretesa di commisurare il numero degli eletti alla Camera bassa ed alla Camera alta ad un sicuramente consistente e sicuramente rispettabile numero di cittadine e di cittadini che non si riconoscono nelle citate confessioni maggioritarie. Dovremo magari vedere un tempo in cui, per l’estensione fuori squadra del preteso diritto ad una rappresentanza, al tempo delle elezioni saranno imposte le “quote confessionali”? Dio ci scampi.