Dicembre 2017, Gran Consiglio: su un’iniziativa parlamentare legata alla reintroduzione della congiunzione di liste abolita 15 anni prima, 42 favorevoli e 42 contrari, proposta rinviata (e, nella sessione del gennaio successivo, non approvata); nulla di male, è da regolamento. Oggi, Gran Consiglio, secondo giorno dell’ultima sessione di lavori prima delle Cantonali, punto numero 13 in scaletta, materia del contendere l’inserimento del principio di sussidiarietà nella Costituzione: inizio discussione ore 14.15, 120 minuti più tardi il momento di schiacciare il bottone per il “sì” o per il “no”. 40 a 40, dice il tabellone, e scoppia la “bagarre” perché un deputato afferma di non aver avuto modo di esprimersi causa difetto tecnico dell’impianto o della scheda. Alla verifica, no, la scheda funziona e lo stesso dicasi per la “macchina”. Che cosa è accaduto, nel reale? Nessuno parla ma qualcuno sussurra: errore di sbaglio, momento di disattenzione, forse premuto il pulsante per il microfono anziché quello per il voto. Conseguenza: argomento rispedito alla prossima legislatura, come decreta – manuale di procedura alla mano – Pelin Kandemir Bordoli presidente dell’assemblea. A nulla servono le proteste. Due ore (pagate) che finiscono nel cesso. Va bén che fà e dischfà l’è tüt ôn laôrà, ma congratulazioni vivissime (in immagine GdT, un momento del parapiglia seguito all’esito della votazione); anche per la votazione supplementare post-pausa, e con curioso successo di quelli che… avevano già vinto.