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Italiano, quo vadis? / Amici di “Linguissimo”, non siamo figli d’un dio minore

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Sia chiaro il fatto che qui a bottega si tifa sempre, e senza ritegno, per qualsivoglia atto convegno incontro iniziativa proposta ipotesi proposta risulti utile alla comprensione delle lingue; in questo senso, lode e plauso ai vertici del “Forum helveticum” che dal 2008 organizzano e portano a compimento il concorso “Linguissimo” (vedasi in altra parte del “Giornale del Ticino”). Un po’ di attenzione, tuttavia, si gradirebbe proprio da loro nel rispetto dei fondamentali per l’italiano, e basti a tale proposito un’occhiata ai testi dei comunicati-stampa in cui rilevansi ridondanze di calchi dal francese, costruzioni in fotocopia dal tedesco, poi ancora solecismi cioè usi impropri, e ciò da anni ed anni; dalla lettura, per farla breve e non volendosi dire di qualche passaggio abbandonato alla sciatteria, si ricava l’impressione d’una lingua artificiosa perché ritradotta. Sempre che almeno abbia luogo la ritraduzione: che dire se il comunicato-stampa ultimo dell’edizione 2024 ha quale titolo “Finale de Linguissimo”?