Norman Gobbi, direttore del Dipartimento cantonale istituzioni, fa un passo di lato: non perché glielo abbia chiesto qualche isterico Solone del giornalismo d’accatto, non perché tale pretesa sia giunta da ambienti politici abituati prima a giudicare e poi a chiedere i documenti come un qualunque sgherro di Mobutu Sese Seko ai tempi dell’ex-Congo belga; non perché vi sia stato un qualsiasi atto a suo carico. Un passo indietro, nel Ticino da mondo all’incontrario in cui al non accusato viene imputato un reato nemmeno configurato, che così si concepisce e si statuisce: sono consigliere di Stato e tale resto, ma mi autosospendo dalla responsabilità politica sulla Polizia cantonale. Motivo, si sarà compreso, l’avvenuta apertura di un procedimento penale contro un agente della Polcantonale “e contro ignoti” per l’ormai chiacchieratissima vicenda di un incidente avvenuto nella notte tra lunedì 13 e martedì 14 novembre 2023 sulla A2, in prossimità dell’area di servizio a Stalvedro, carreggiata nord, quando la vettura su cui Norman Gobbi stava viaggiando entrò in collisione con quella guidata da un tunisino con passaporto germanico ed abitante a Lipsia. Responsabilità altrui, il che pare pacifico; feriti o contusi, nessuno; danni materiali contenuti; forze dell’ordine fatte intervenire su chiamata dello stesso consigliere di Stato; una questione discussa su tempi e modalità di esecuzione in materia di “alcooltest”; poliziotto ora sotto indagine sia penale sia amministrativa, di massima per presunto favoreggiamento secondo il “dossier” di cui si occupa il procuratore generale Andrea Pagani.
Non si era qui nel merito della genesi di quello che “caso” non è, se non nelle contorsioni sinaptiche di quanti si fanno alfieri del giustizialismo essendo ben consapevoli dell’impunità anche qualora, fra una settimana o fra un anno, si ritrovassero sconfessati; a contare saranno, se ci saranno, solo le evidenze d’inchiesta. A tagliare il nodo gordiano, con decisione propria, è stato questo pomeriggio lo stesso Norman Gobbi, che per tramite di Renzo Galfetti suo consulente legale ha diffuso una nota così riferibile: autosospensione “a malincuore”, per e con “spirito di servizio e senso dello Stato che mi contraddistinguono”, per e con “rispetto che porto alle istituzioni ed al Collegio governativo ingiustamente tirato in ballo”, e soprattutto “a tutela dei miei affetti familiari che in questo momento subiscono attacchi inauditi”. L’autosospensione è da considerarsi temporanea, cioè sino a quando saranno giunte a conclusione “le inchieste in corso”; quella giudiziaria e quella amministrativa. Vale nel frattempo una chiosa lapidaria: “Con forza torno a ribadire la mia totale estraneità a qualsiasi ipotesi di comportamento pur solo scorretto”. In parole semplici, checché vi piaccia o vi interessi l’immaginare pescando in quel che pensate sia torbido, qui c’è la mia parola, ed è la parola di uno che non teme l’offesa.
La decisione espressa è stata accolta dagli altri membri dell’Esecutivo cantonale – in termini di forte e sostanziosa adesione e non per mera attitudine alla collegialità, ci si augura – con l’ovvia applicazione del criterio che si impone: la responsabilità politica sulla Polcantonale viene raccolta da Claudio Zali, che è per l’appunto consigliere di Stato supplente per il Dipartimento cantonale istituzioni, di fatto con un temporaneo distacco del frammento di competenza. Ribadita l’assenza di effetti “sull’operatività” della Polizia cantonale, operatività che sarà “garantita secondo le consuete modalità organizzative”. Inoltre, il consulente giuridico del Governo è stato designato quale rappresentante dell’Esecutivo stesso nell’esercizio del diritto di accesso agli atti nel quadro dell’inchiesta penale.