Ieri il periodo centrale (0-5), oggi la prima frazione (0-3, ma non è il punteggio a pesare di più, ci si creda): sembra esserci sempre un problema di approccio nella testa dei BiascaTicino Rockets, caduti questa sera – e per la seconda volta nello spazio di 24 ore, ieri era accaduto in casa contro il resistibilissimo Sierre – al cospetto dell’Olten. Che, sicuro come l’oro e questo è da riconoscersi, ha complessità di organico degna del lato sinistro della graduatoria e può puntare ad uno dei primi quattro posti nella cadetteria hockeystica 2021-2022, ma non è una “Sbornaja” che per qualche esperimento di laboratorio si sia rigenerata in Elvezia e non è nemmeno il nostro favorito per il successo finale, figurarsi. Invece: 0-3, 1-1, 1-4 i parziali; Rockets, 13 tiri, cioè 49 in meno rispetto all’Olten; per provare a capire, una conclusione contro 22 nella prima frazione e quattro contro 24 nella terza. Sì, conosciamo benissimo la storia dei Toronto Maple Leafs che nell’aprile 1999 riuscirono a vincere per 4-0 sui Saint Louis Blues con un totale nove tiri in 60 minuti; e infatti bisogna risalire al millennio scorso per trovare cose del genere, ma si considera largamente improbabile un analogo esito per mano, polso e bastone dei vallerani.
Il racconto è tutto lì: se c’è chi gioca al tiro al piccione, può accaderti di essere il piccione. Sequenza da “knock-out” in avvio: 0.43, Dominic Forget, e 5.47, Jan Mosimann alla prima superiorità numerica, parziale di 0-2; su una penalità di squadra (sei giocatori in pista su un cambio) un altro “power-play” e lo 0-3 dovuto ad un vecchio amico che in prestito dall’Ambrì passò anche a Biasca, e trattasi di Lukas Lhotak troppo presto giubilato (14.43). Da un cinque-contro-quattro il primo squillo ospite, ancora a segno Petr Cajka (terzo goal in due partite, 25.52, assist di Giona Bionda); distanze ristabilite (33.08) a cura di Stanislav Horansky, che l’anno scorso da Olten era salito di categoria per un mezzo campionato all’Ambrì. Allungo definitivo con due firme nello spazio di 121 secondi, Davide Fadani portiere costretto a raccogliere in gabbia i dischi scagliati da Cédric Maurer (47.13) e da Garry Nunn (49.14). Squadra sulle ginocchia, grande gioia per Stanislav Horansky cui andrà il disco dell’incontro stante la tripletta (ah, sì: 53.47 in “power-play” per l’1-7, 57.13 per il 2-8); in mezzo almeno un sussulto di Josselin Dufey (55.51), quel che serve per non tornare a casa con l’acido nello stomaco. Ma nel complesso, ecco, meglio che questa esperienza sia messa sùbito alle spalle; cosa che dovrebbe fare, per esempio, Nelson Chiquet capace di andare a buscarsi una penalità di partita al 58.14, brutta cosa la frustrazione.
Di buono, dalla trasferta in landa solettese, proprio nulla venendo semmai da dirsi che la palma del migliore va a Davide Fadani, 54 parate su 62 tiri uguale efficacia all’87.10 per cento ed in simile situazione è non poco. Imballato l’attesissimo canadese François Beauchemin, 25 anni, solo omonimo di quel François Beauchemin che infilò 327 punti in 1’004 partite di Nhl vincendo una “Stanley cup” nel 2006-2007 con gli Anaheim Ducks ma pur sempre elemento da 102 punti in 80 incontri durante l’ultima sua stagione (2016-2017) nella “iunior A” del Quebec e, sino all’altr’ieri, capace di barcamenarsi tra Ahl ed Echl: primi 40 minuti, due tiri ed il peggior “plus-minus” (due sotto) dell’intera squadra al pari del citato Nelson Chiquet; alla fine le conclusioni saranno tre, con il condimento di due ingaggi vinti contro due persi, ci sia perdonato l’ardire ma serve tutt’altro, ed alla svelta. Circa la difesa, sono semplicemente incommentabili i 14 goal rimediati in 120 minuti ed il totale di 114 tiri subiti (62 oggi più 52 ieri; per raffronto, lo stesso Sierre si è fermato oggi a quota 25 nel successo per 4-2 sui Grasshoppers Lions ZurigoKüsnacht, come dire che questo è grosso modo il suo “standard” e quello, invece, era un giro sull’ottovolante). Non è il caso di fasciarsi la testa, ma di trovare correttivi sì.