Senza mezzi termini: tra i “pro” non ha sfondato. Mettiamoci dentro tutto e di tutto, in materia di attenuanti (ce ne sono, di esse si racconterà fra un paio di capoversi); ma ha deluso. Per quale motivo l’abbiano voluto a queste latitudini, non si sa: ha sempre segnato poco, e quanto agli attaccanti con attitudine difensiva – ché questo pare essere un azzardo di credenziale spesa dall’interessato – si dovrebbe rispondere che non siamo più negli Anni ’80, quando questo era un “atout”. Ad ogni modo: sta per arrivare, è stato preso, si chiama Rasmus, si spera che approdi nel Sottoceneri discatorio di National league non per svernare in un personalissimo Erasmus. Ed ora andiamo a capo e, dal momento che abbiamo tempo, prendiamola alla larghissima.
Così come sono infatti piene le fosse di Carneadi ignorati alle “draft” e magari arrivati anche alla “Hall of fame” della Nhl, da Ed “Crazy Eddie” Belfour portiere in 1’124 partite nell’arco di quattro lustri a Greg Daren “Gus” Adams attaccante da 785 punti in 1’137 incontri su un totale di 17 stagioni e via via ai vari Adam Oates (che ebbe tuttavia percorso distinto) e Steve Duchesne, la storia ci racconta anche di una bella quantità di agonisti chiamati con numeri altissimi, tipo Luc Robitaille al 171.o posto nel nono giro del 1984 (poi, 1’521 punti in 1’580 incontri) e Jamie Benn che a quasi 36 anni è ancora dalle parti dei Dallas Stars, ultimi 12 campionati da capitano più uno da assistente più due da semplice soldato, 1’036 punti in 1’312 presenze pur essendo stato sotto selezione al 129.o posto ed in un quinto turno, e diciamo che sotto il terzo giro le probabilità di arrivare in pista e di rimanerci sono sempre state scarsucce. Sempre in retrospettiva, disponiamo tuttavia di qualche manciata di superpromesse che alle “draft” sono state supervalutate e superquotate ma che ebbero vita grama o corsa breve: magari gli osservatori sguinzagliati in ogni dove avevano le traveggole o difettavano di sensibilità un po’ come i concorrenti di Clint Eastwood quando indossa i panni dello “scout” Gus Lobel in “Trouble with the curve”, magari dietro a certi slanci si situavano interessi particolari, magari si perché non è detto che, anche ad eventuale parità di salario, chi fa il direttore responsabile al “New York Times” sia adatto alla pratica e dura realtà dell’“Agricoltore ticinese”.
Auguri, ad ogni modo, ai tifosi dell’Hockey club Lugano che oggi dovrebbero esplodere di gioia per l’arrivo – contratto biennale – dell’ala-centro Rasmus Kupari, 25 anni, finlandese, 188 centimetri per 91 chilogrammi, esaltato nel lancio pubblicitario della società bianconera in quanto “first Nhl round draft pick” (vabbè, sintassi tirata un po’ a caso; dicasi semmai “Nhl first-round draft pick”) perché effettivamente i Los Angeles Kings spesero per lui un numero 20 assoluto nel 2018, primo giro segnato da figure come Rasmus Dahlin ed Andrej Svechnikov e Brady Tcachuk e Quinn Hughes che sono già tutti “All star”. Poi: 217 partite in stagione regolare tra Los Angeles Kings e Winnipeg Jets, 14 goal e 24 assist in tutto; 11 partite di “play-off” in due annate consecutive con i Los Angeles Kings, zero goal, zero assist; poco rilevanti i 24 goal e 24 assist in 87 presenze tra Ontario Reign (ad un tempo, Manchester Monarchs) e Manitoba Moose (già Minnesota Moose e Saint John’s IceCaps) della Ahl. Nessuna traccia, nella scheda messa a disposizione circa il giocatore che era peraltro “free agent” senza offerta di prolungamento del contratto, a proposito della serie di infortuni subita dallo stesso Rasmus Kupari (una spalla sfasciata, periodo giugno-novembre 2023; una commozione cerebrale, fine marzo 2025) e, pur apprezzandosi “in genere” gli sforzi compiuti, circa la complessiva valutazione di inadeguatezza alla Nhl. Trattasi del sesto straniero (parlandosi di passaporti e di quelli soltanto) a pacchetto per le file del Lugano: in allineamento sono anche Carl Dahlström, Michael Joly, Jiri Sekac, Connor Carrick e Michael “Mike” Sgarbossa. Auguri di nuovo.
Uh, a margine: fra i selezionati del 2018, in Nhl e con contratto anche per la prossima stagione sta giocando Tyler Tucker, che nelle previsioni era accreditato di una chiamata fra il 167.o ed il 191.o posto e fu in realtà chiamato al sesto giro, numero 200 assoluto su 217 nomi in tutto. Di quei 217, a distanza di sette anni, a firma di Nhl sono sopravvissuti in 65. Vedete un po’ quant’è strana la vita, quanto.