Vediamo di capire: contro lo Zugo, mettersi a fare gara sul fisico? Contro lo Zugo, perdere la lucidità e dimenticarsi della disciplina in pista quale norma di comportamento? Contro lo Zugo, ad hockey, nei quarti di finale di un “play-off” della National league e stante l’obbligo di ribaltare la tendenza della serie? Eh, bon: come esercitazione, esito infame; come esperimento, buco nell’acqua. Perché stasera, con un terzo periodo martellante da 13 tiri per cinque goal di cui due a cinque-contro-quattro e due a cinque-contro-tre (com’era il discorso sul peso delle penalità? Ecco, quello), lo Zugo è riuscito a passare il Lugano nel tritacarne, si è preso una vittoria larghissima (6-2) ed è volato sul 2-0 nella serie. Già l’assalto alla migliore della stagione regolare, dalla posizione dei bianconeri, era come un mettersi in competizione diretta per la scalata all’Everest non sapendosi bene quanto ossigeno vi fosse nelle bombole; ora c’è un gruppo che fa cena sui 7’000 metri (oh ben chiaro, ancora lontanuccio dalla vetta) e c’è un altro gruppo che si trova respinto al campo-base, sì, ma quello dove arrivano i turisti.
Guai a veder tutto nero, guai a veder tutto grigio, ma guai ad illudersi: da ora in poi, sempre che sussista interesse al superamento del turno, ogni minuto sarà sofferenza. Non che non fossero mancate, le sofferenze, nei primi 40 minuti di stasera alla “Resega” di Porza: di riffa o di raffa, e tra l’altro dimostrando una prevalenza nelle occasioni costruite (26 contro 20), al goal di Yannick Zehnder (16.03) il Lugano aveva risposto con un sempre provvidenziale Giovanni Morini, finalizzatore di un “power-play” con Santeri Alatalo e Mark Arcobello (36.50); ed una volta che la partita è raddrizzata, di solito, non resta che il trovare un bandolo della matassa per girarla sino all’inevitabile trionfo. Invece: rientro sul ghiaccio in doppia inferiorità numerica, 1-2 da Christian Djoos (40.35); prosecuzione ad inferiorità numerica semplice, 1-3 da Fabrice Herzog (41.34, qui con assist di Dario Simion figlio nostro); riallineamento ed ordine ricostituito, ed ecco l’1-4 ancora da Yannick Zehnder.
Penalità ad Alessandro Chiesa, penalità a Justin Abdelkader, penalità a Mirco Müller, lo Zugo di nuovo a cinque-contro-tre, dovresti essere Vladislav Aleksandrovic Tretjak all’acme della Sbornaja e del Cska per salvare la gabbia – inciso: lo faceva, e come lo faceva in modo quasi irridente, a doppia inferiorità numerica – ed oggettivamente Niklas Schlegel non è ancora a quel livello. Conseguenza: 1-5 da Fabrice Herzog (50.06), contributo da Grégory Hofmann altro piezz’e core, giù la serranda e amen. Anzi, no: solo per un sussulto di illusione il 2-5 di Mark Arcobello (55.40, guarda caso a cinque-contro-quattro), a 13 secondi dalla sirena il 2-6 di Dario Allenspach (provate a dire? Superiorità numerica, claro que sí, amigos). E adesso, zero chiacchiere e rimboccarsi le maniche.
I risultati – Lugano-Zugo 2-6 (serie sullo 0-2); Zsc Lions-BielBienne 1-0 (al secondo supplementare: in goal Chris Baltisberger all’88.27, serie sull’1-2); Losanna-FriborgoGottéron 5-4 (al supplementare; pareggio agganciato dai padroni di casa al 59.28, sorpasso e chiusura dei conti al 71.05 grazie a Francis Paré; serie sull’1-1); Davos-RapperswilJona Lakers 1-4 (parziale di 0-3 nel terzo periodo con soli cinque tiri dei sangallesi; computo totale, 39 opportunità per i grigionesi contro 16; doppietta di Roman Cervenka, un goal più un assist per Gian-Marco Wetter; serie sullo 0-2).