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Hockey Nl / Lugano, niente più panchina per Serge Pelletier

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Sulla scorta di che cosa egli pensasse che gli avrebbero rinnovato il contratto, ehm, ecco, facciamo che si sia nella sua testa e che il ragionamento viaggi più o meno in questo senso: quand’era ormai Natale di due anni addietro giunsi in Ticino per rilevare Sami Kapanen in una situazione da sciagura apocalittica e, in qualche modo, portai la squadra a qualificarsi al “play-off” (colpa mia se poi il “play-off” fu annullato causa “Coronavirus”? Ovviamente no); nel torneo 2020-2021, in mezzo a traversie che tutti conoscono, tenni le redini del gruppo e lo condussi alla piazza d’onore in stagione regolare, ed a quel punto saremmo stati finalisti se per l’assegnazione del titolo fosse valso uno spareggio tra prima e seconda. Discorso che non fa una grinza, se non fosse che il “play-off” stavolta fu conquistato e buttato via in meno di un “amen”, cioè ai quarti di finale e contro un collettivo piazzatosi terz’ultimo; morale, poco importa se Serge Pelletier – sì, di lui si sta parlando – ci credesse o no, ma al Lugano dell’hockey di massima serie per lui non c’è più posto. Molto rispettoso il congedo, affidato ad una nota-stampa dalla lunghezza inusuale, ma il succo sta in meno di una riga dattiloscritta sulla coda della dichiarazione rilasciata da Hnat Domenichelli nel ruolo di “general manager”: “Abbiamo deciso di orientarci su un diverso profilo”.

“Diverso profilo”, espressione coerente; nel senso che sa di “escamotage”, essendo stato contattato da varie settimane un Chris McSorley, da giocatore mai andato oltre la American hockey league e con prevalenza di International hockey league più spizzichi di East coast hockey league, a differenza del fratello Marty congedatosi dal ghiaccio con quasi 1’100 partite in Nhl, ma in Svizzera una presenza ormai istituzionale considerandosi all’incirca 20 stagioni sempre su sponda del ServetteGinevra, a volte come direttore generale ed allenatore, a volte con uno solo dei due ruoli. Restiamo tuttavia a Serge Pelletier, per ora: contratto scaduto venerdì scorso, stamattina la comunicazione, il resto si chiama bagagli da casa e un “dispobox” da riempirsi in ufficio, più saluti con auspicabili strette di mano. Le opportunità di lavoro non mancheranno, forse più dall’estero che dalla Svizzera, e forse non nell’immediato ma sulle prime avvisaglie di crisi di qualche squadra. Ma non mettiamo limiti: siamo solo nel maggio 2021, e la storia dell’hockey è costellata da partenze, arrivi, ritorni; argomento sul quale si dovrà parlare anche a proposito di qualche giocatore, ora a fine contratto e non riconfermato. Temi, e problemi, del domani e del doman l’altro.