Per il ciclo “In giro c’è poco o nulla e speriamo che questo tipo abbia addosso la voglia di rimettersi in gioco”, approda oggi al Lugano dell’hockey di National league un altro straniero dalla Svezia, nella figura di Einar Emanuelsson, 28enne ala destra di passaporto svedese ed in prestito da quel Luleå la cui dirigenza è reduce dall’essersi assicurata le prestazioni dell’ex-bianconero Linus Omark, passato dal non-prolungamento del contratto con il Lugano stesso alla comparsata in quinta serie nazionale delle “Tre corone” con l’Övertorneå. Al tifoso-“standard” dei sottocenerini poco piaceranno alcune considerazioni, che qui s’hanno tuttavia da fare a scarico di quel che sta negli appunti alla colonna “Boh”: a) Einar Emanuelsson è di taglia accettabile ma non impressionante, diciamo 179 centimetri per 83 chilogrammi, pur proponendosi come soggetto “impositivo” nei rapporti con i difensori tendente all’essenziale cioè alla rudezza nel contrasto fisico; b) Einar Emanuelsson – reiteransi nome e cognome per il solo bisogno di entrare in confidenza con l’identità di questa “new entry” – tende a commettere errori in fase di ripiegamento e non di rado, come confermano fonti svedesi, mette in difficoltà chi sta in reparto con lui ed alle sue spalle; c) Einar Emanuelsson è sommariamente descritto quale valido e diuturno prestatore d’opera ma segna poco quasi mai, avendo cumulato 526 partite nella massima serie svedese, e sempre al Luleå che fu anche terreno di formazione giovanile dopo le prime pattinate tra il Kiruna e lo Skellefteå, per un totale di 79 goal e 70 assist; d) l’involuzione di Einar Emanuelsson è tanto più palese con riferimento alle ultime quattro stagioni e mezzo, 26 reti e 24 assist in 272 presenze, “plus-minus” quasi sempre deficitario, nel 2025-2026 zero goal e due assist in 19 partite.
Da mero e nero corollario, allora, il fatto che Einar Emanuelsson finì in tribuna giorni addietro e proprio sull’ingresso di Linus Omark nel “roster”: l’idea di un 28enne cui viene preferito un 38enne, ecco, suona male. Ma Tomas Mitell, oggi alla transenna del Lugano, pare straconvinto del contrario, forse confidando sul propulsore dell’atleta – il quale pattinerebbe anche in salita sui tornanti della Tremola, all’occorrenza: la dote c’è – e su un impiego per le situazioni speciali (il “penalty-killing” del Lugano concede una rete ogni cinque casi; quello del FriborgoGottéron viaggia ad una rete ogni 10 inferiorità, persino quello dell’AmbrìPiotta è largamente migliore con una rete subita ogni sette panche-puniti). Se tuttavia questa è la risposta alla partenza di Linus Omark ed alla prolungata assenza (cinque-sei settimane) di Brendan Perlini, per non dirsi dell’ormai preoccupante vicenda legata al nome di Rasmus Kupari (infermeria permanente dopo l’esordio di martedì 9 settembre nel 2-3 dei suoi a Friborgo contro il FriborgoGottéron, utilizzo totale pari a 14 minuti e sei secondi con due tiri, due dischi bloccati e tre punti sotto la linea nel “plus-minus”), mah, no, decisamente no.
Oh, per carità. Pronti e dispostissimi ad essere smentiti, qui a bottega: è avvenuto nel caso di Christopher “Chris” Tierney in casa AmbrìPiotta, no? Ah… no, non è avvenuto, ed anzi la realtà è stata persino peggiore rispetto a quanto prospettato. Fate finta che non si sia detto nulla, via.






















































































