Non stasera l’AmbrìPiotta è finito fuori dalla corsa ad un “play-off” che, per quanto offerto nella stagione regolare dell’hockey di National league, sarebbe stato anche meritato; non stasera. E nemmeno due giorni addietro nella trasferta a Bienne, pari sull’1-1 e conseguente rinvio alla “NuoValascia” – insistiamo: “Gottardo arena” è denominazione viziata da duplice errore, di concetto e di pertinenza – a forma di partita secca per l’ultimo strapuntino da “post-season” con ambizioni. E nemmeno sabato scorso nell’1-3 alla “Resega” di Porza contro il Lugano. Nossignori: l’AmbrìPiotta, oggi eliminato formalmente nel secondo turno del “play-in” causa sconfitta interna per 2-4 ad opera del BielBienne, per paradosso è finito sul binario morto al minuto 41.17 del “derby” di giovedì 7 marzo, davanti al pubblico di casa, sullo “shorthanded” con cui Marco Müller aveva portato il Lugano dall’1-4 al 2-4; nello spazio di 91 secondi, sulla volata discendente del terzo periodo, sarebbero venuti i goal di Michael Joly e di Santeri Alatalo per un 4-4 con matrice dal 4-0 già fissato al 25.08, e che sarebbe stato semplicemente da cristallizzarsi con qualche minima concessione, un po’ come facevano i ragazzotti della Sbornaja ai tempi di Viktor Tikhonov. Dunque, inutile il recriminare, oggi, per quel che non è stato fatto ieri. Inutile, a men che si ami follemente il rodersi quel che resta del fegato, nel caso si sia tifosi biancoblù.
Poco avevano ancora nel serbatoio, poco o quasi nulla, gli uomini di Luca Cereda. A picco in questa fase con qualche nome eccellente, Michael Spacek sopra tutti ma difficile sarebbe l’imputare qualcosa ad uno che aveva tirato la carretta come un triceratopo se solo qualche tirannosauro fosse riuscito ad aggiogarlo; in difficoltà di gestione contro un avversario calato sulla Leventina con piano di battaglia definito ed esplicitato sin dai primi colpi di pattino, niente attendismo ma tirare tirare tirare, 14 contro sei le conclusioni nel periodo inaugurale e due mortiferi dischi nello spazio di 41 secondi fra l’8.36 (Tino Kessler, ancora Tino Kessler, autore dell’1-1 all’andata) ed il 9.17 (Elvis Schläpfer, zero reti e un assist in 30 presenze nella prima fase ma due goal in questa fase contro l’Ambrì: eddai). Da un’inferiorità numerica il sussulto che non ti aspetti, Manix Éric Landry allo “shorthanded”, 24.11 e distacco dimezzato; indi un paio di comportamenti discutibili da parte di ospiti quali Mike Künzle e Gaëtan Haas, non è il caso di soffermarsi ma si dovrebbe almeno recriminare sull’assenza di sanzione immediata per lo “slew footing” di Ramon Tanner ai danni di Michael Spacek nel precedente confronto, altro paragrafo che rimarrà senza punto fermo. Insomma: due penalità quasi consecutive non sfruttate, ad organici ricompattati l’improvviso 1-3 e figurarsi se la punizione non arriva proprio da Gaëtan Haas (33.29). Sofferenza su sofferenza, biennesi che incominciano a crederci ed a cercare sostegno nel cronometro, doppio margine difeso sino all’ultimo tè; anzi, sin oltre la metà del terzo periodo, altro cinque-contro-quattro senza esito da parte dell’Ambrì, fra i tifosi si disegna lo spettro del congedo immediato. Quasi senza logica arriva però il 2-3, segna Laurent Dauphin, Tim Heed è al secondo assist e gli occhi vanno ancora al tabellone: ancora sei minuti e 51 secondi spendibili per non mandare in vacca l’annata. Janne Juvonen, non impeccabile in precedenza, piazza un salvataggio da urlo; al 58.08 Luca Cereda allenatore si gioca tutto con il richiamo del portiere e con l’innesto del “rover”, ed a questo punto lo “spoiler” è già noto; irritante, per le ragioni premenzionate, è semmai il fatto che a timbrare il 2-4 sia Mike Künzle.
Finisce tra le lacrime di gran parte dei 6’775 giunti a Quinto sperando in un quarto (del “play-off”, cui approda invece il BielBienne giunto nono al capolinea della stagione regolare), e finisce con il saluto a qualcuno che se ne andrà di sicuro: l’Ambrì perde Johnny Kneubuehler (contratto proprio in quota BielBienne) e Benjamin Conz (che va all’Ajoie dopo sette tornei in biancoblù), ed entrambi escono dal ghiaccio quasi tremando per la vibrazione del tributo dal pubblico. Sulla via del ritorno, gli stessi tifosi dovranno ammettere che boh, qualcuno proverà a raccontarla come una stagione positiva, ma per cortesia, si eviti almeno il corollario da brodino consolatorio.