Fatta forse eccezione per quel 1962 in cui lo Sparta Praga fu spietato nel triturare il Füssen (11-1, parziale di 5-1 nel primo periodo) dopo aver spolpettato Klagenfurt (7-1), Visp (11-2) e Forshaga (12-3), difficile il trovare una finale di “Spengler” monodirezionale quale è stata quella appena consumatasi sul ghiaccio di Davos, primo trionfo nella storia per il FriborgoGottéron hockeystico: più che il 7-2 finale, a descrivere l’assenza di “pàthos” nel confronto con gli Straubing Tigers stanno il 2-0 dopo 1.32 (in goal Jacob De La Rosa e Jakob Lilja) ed il 3-1 già al 3.12 del primo periodo (rete di Nathan Marchon); fate poi conto del 4-1 di Christoph Bertschy al 9.38, insomma corsa comoda dei burgundi fors’anche perché i germanici, che nella fase di qualificazione erano rimasti arenati in battigia buscandone 11 tra Davos (0-5) e TeamCanada (3-6) salvo risorgere nello spareggio (4-2 sul Pardubice) e nella semifinale (4-2 sul TeamCanada), erano bolliti e sulle ginocchia, quasi incapaci anche di tirare un pestone da penalità certa ma che almeno rappresentasse la sussistenza di un residuo furore bellico. Macché: 5-1 di Terrence James Brennan al 24.51, poi Linden Vey per il 6-2 (28.36) ed Andreas Borgman per il 7-2 (35.32). Sull’altro lato, onore difeso da Tim Brunnhuber (2.00) e Mario Zimmermann (27.28); terzo periodo privo di emozioni, se si eccettuano i 30 secondi in cui Marcus Sorensen, 32enne attaccante svedese in quota FriborgoGottéron, è rimasto steso e stordito sul ghiaccio dopo impatto fortuito – tipologia centra da lato cieco… per entrambi i giocatori – con Tim Brunnhuber, ormai ad una manciata di minuti dalla fine.
Detto insomma il nulla sul nulla dell’ultimo periodo, e ciò sarebbe motivo sufficiente per la pretesa del rimborso di un terzo del prezzo del biglietto ché al quinto disco spedito infruttuosamente in angolo gli sbadigli si disegnavano anche sul volto dei giocatori, spendiamo un “Evviva” per i burgundi che, in fondo in fondo, nulla avevano in bacheca dai tempi di Walter Schieferdecker e di Alphonse Zahno e delle sfide con il Tirlibaum e pertanto possono ora gioire e rallegrarsi, nutrendo la speranza di portare poi a casa il titolo svizzero, almeno quest’anno; cosa che peraltro, stanti i chiari di luna domestici e cioè avendo già deposto le velleità di puntare al bersaglio grosso, si augurano non pochi ticinesi legati a filo doppio con Friborgo. Del torneo in sé: agonismo quanto basta, deludente il Pardubice, TeamCanada un po’ sfrangiato, Straubing Tigers contentoni di essere qui, Davos sì ma pareva quasi che non vi fosse una determinazione proprio ferrea nell’inseguire il “bis”; Kärpät Oulu buon rappresentante della “middle class” di Finlandia. Quanto ai friborghesi, il successo nella “Coppa Spengler” numero 96 non equivale a dire che fra 12 mesi la squadra si ripresenterà; di massima vi sarebbe il diritto, ma tutto passa ormai per via di avvocati e di fiduciari e di contratti. Che magari sia venuto il tempo di una riforma “vera”, a Davos, non tanto sulla formula quanto sulle opzioni di accesso?