Nuovo passo nella direzione delle concentrazioni editoriali sul territorio: con decorrenza formale da oggi, e tecnicamente parlandosi a partire dall’uscita del numero di settembre, il mensile “Illustrazione ticinese” passa sotto l’egida della “Società editrice Corriere del Ticino”, che rileva i diritti editoriali dopo 23 anni sotto la gestione della famiglia Werder. Oltre alla gestione dei contenuti del prodotto, il controllo pieno sarà garantito dall’avvenuta assunzione del mandato pubblicitario sotto l’egida della “MediaTi marketing” diretta da Alessandro Colombi. Smontata la struttura sino ad ora pertinente alla “Illustrazione ticinese Sa”, che per scorporo-scissione di parte delle attività dalla “Tredicom Sa” era diventata editrice nell’autunno 2014: cinque erano i dipendenti fissi, per tre di loro – come riferito in una nota diffusa oggi – è stata trovata una soluzione di ricollocamento, un altro collaboratore andrà in pensione, per l’ultimo è in corso una procedura di possibile reinserimento in àmbito giornalistico.
Giunge dunque ad un punto fermo, e ad un porto sicuro in tempi di palesi difficoltà della stampa cartacea e non solo cartacea (superfluo l’elenco delle tombe e la lista dei morienti, non volendosi qui trattare di questioni qualitative che dovrebbero tuttavia costituire discriminante primaria a tutela del lettore), un’altra tra le identità storiche fra i lettori della Svizzera di lingua italiana. Nata nel gennaio 1931 e presentatasi come “Rivista ticinese illustrata” oltre che come… fornitrice di copertura assicurativa privata, la pubblicazione incontrò un problemuccio proprio all’esordio causa immediata vertenza giudiziaria con i titolari della già esistente “Rivista ticinese”: già al terzo numero, l’editore Emilio Birkhauser (per tramite della “Emilio Birkhauser & Co.” in Basilea) optò per la testata così come la si conosce; “ex post” si potrebbe dire che il caso era in ogni caso destinato a risolversi, dal momento che già nel maggio dello stesso anno ebbe luogo la fusione tra “Rivista ticinese” ed “Illustrazione ticinese”. Fioritura di autori pubblicati, da Erich Paul Remark in arte Erich Maria Remarque (la cui traduzione in italiano era vietata su suolo tricolore) a Francesco Chiesa, da Guido Calgari a Piero Bianconi, con crescente intensità sotto la lunga conduzione – quasi mezzo secolo – di Aldo Patocchi; quanto alla proprietà, nel marzo 1959 il passaggio dalla “Emilio Birkhauser & Co.” alla “Usego”, all’epoca ancora in forma di cooperativa; due anni più tardi l’acquisizione da parte nel contesto della “Senger Annoncen” ovvero “Senger Media Ag”, che avrebbe proseguito sino al 1996 quando si prospettò la chiusura. E qui intervenne Matthias Werder da Cham in Lugano quartiere Pazzallo, caporedattore del periodico sin dal 1979 quando aveva rilevato le chiavi dell’attività da Aldo Patocchi: acquisizione dei diritti editoriali, costituzione della “Tredicom Sa” quale nuova editrice, prosecuzione ed ampliamento: mano salvifica con valida intuizione, quest’ultima trasmessa nel 2001 al figlio Marco Mattias Werder parimenti da Cham in Lugano quartiere Pazzallo, in àmbito svizzero meglio noto quale hockeysta con circa 400 incontri tra Lna e Lnb, poi direttore editoriale della stessa “Illustrazione ticinese”, da settembre 2019 nel ruolo di amministratore delegato dell’Hockey club Lugano.
Come si ricorderà, la notizia dell’approdo dell’“Illustrazione ticinese” nella galassia CdT era stata data dal “Giornale del Ticino” in data di giovedì 28 marzo 2019, contestualmente all’annuncio della chiamata di Marco Mattias Werder al nuovo ruolo di vertice nella società sportiva. Ciclo chiuso, futuro da definirsi. In immagine, un’emblematica copertina dell’“Illustrazione ticinese”.