Una notizia giunse, sì, dall’odierno dibattito in quel di Palazzo delle Orsoline sponda Legislativo, ma non è quella di cui altri vi racconteranno: nel senso che, per quanto articolata fosse l’istanza di rinvio a nuovo esame così come da novella istanza in aula, e ciò dopo il “no” frapposto in sede di Commissione granconsiliare gestione-finanze alla richiesta di ritiro del rapporto, spazio e consenso non eranvi e nemmeno davansi per l’ipotesi di un azzeramento o di un riesame del progetto “Rete tram-treno”, sicché l’approvazione del credito supplementare per la tappa prioritaria ebbe luogo a numeri quasi bulgari, 75 i favorevoli, un contrario, il resto mancia. La notizia in senso proprio di notizia, il “novum” insomma, sta invece nell’ora conflagrato conflitto tra udicini e Claudio Zali in quanto titolare del Dipartimento cantonale territorio: saremo pure nel Paese della zuppa di Kappel, ma si direbbe che non c’è più terreno per mediazioni, nemmeno nei rapporti interpersonali, fra l’esponente leghista e coloro che da un pezzo puntano a toglierlo dalle spese – metaforicamente parlandosi, s’intenda – per succhiargli il posto, pur stando nella stessa schiera per alleanza politica cogente e stringente ancorché a tratti stingente.
Assalto alla baionetta – Probamente, dal suo punto di vista, sostiene Alain Bühler democentrista il diritto all’obiezione – “Ma non sono contrario a prescindere”, citazione per sintesi – su un’opera onerosa di suo e dai costi lievitati: erano 490 milioni di franchi, ora una stima logica va sui 750-770 milioni di franchi di cui due terzi coperti dalle casse della Confederazione; stavolta è passato un credito suppletivo da 87 e rotti milioni di franchi, con autorizzazione alla spesa per 262.5 milioni di franchi. Ole ed olezza tuttavia di operazione di “maquillage” politico, legittima anch’essa e tuttavia su terreno scoperto, il bastonarne sempre uno come se in tal modo se ne dovessero educare cinque, la maggior parte dei quali potrebbe anche rispondere di non avere scritto “Giocondo” sulla fronte. Anzi: alle contestazioni delle ultime settimane, contestazioni vieppiù intense con l’approssimarsi del voto sul menzionato credito (prima la richiesta di ritiro del rapporto in firma di Fiorenzo Dadò per i neocentristi giàp e di Natalia Ferrara per i lib-lab, poi la sfida da “Ok Corral” in aula, e fra un momento arriveremo all’atto terzo e ultimo), il titolare del Dipartimento cantonale territorio replicò dunque con toni e concetti a metà tra quel che gli diede la formazione accademica traslata in consesso giudiziario (taluno avrà serbato memoria delle magistrali stilettate sull’impianto di un’accusa sostenuta con tesi fuorvianti ovvero “estranee all’ordinamento giuridico”, vero?) e la non obtrettabile conoscenza delle fonti letterarie sempiterne; al centordicesimo attacco frontale, quest’ultimo articolato sui fondamentali del confronto democratico ossia sull’asserita indisponibilità al medesimo – così Alain Bühler – qualora “ogni critica al Dipartimento cantonale territorio” sia percepita “come un tentativo per far fuori qualcuno”, sulle labbra di Claudio Zali affiorò pertanto l’espressione apodittica assai cara a Cesare Pavese scrittore, per quelle pagine in cui della cara speranza dicesi che un giorno si saprà esser essa la vita e nel contempo il nulla. Ovvero, sempre nel liofilizzato dal dibattito: “Voi cercate di gettar discredito (leggasi alla voce: “Scagliar palate di fango”, ndr) su quelli che lavorano, prendendo un quadretto (forse la parola esatta fu: “frammento”, ndr) di un intervento progettuale dall’elevato grado di complessità”; nella lettura del consigliere di Stato, trattasi di una modalità di azione tra l’altro sviluppata con attitudine distorsiva dei fatti e che sarebbe meramente funzionale al desiderio irrefrenabile di una delle cinque seggiole in Governo, e per meglio dire quello specifico scranno; capitò il discorso sul finanziamento sovrabbondanziale della “Rete tram-treno”, ma sarebbe potuto accadere su qualunque altro terreno. In pratica: le pretese procrastinazioni, le asserite opportunità che si rivelerebbero prodigiosamente in conseguenza d’un rinvio, le obiezioni al metodo ed alle cifre ed alla valenza stessa del progetto altro non sarebbero che un azzardo teso ad ammazzare il progetto stesso, taluni non facendosi scrupoli ad accampare ragioni evanescenti ed a farsi forti di esse, per dirla con Michel Foucault sociologo e storico, nel nome delle ambizioni proprie. E qui, memore com’è Claudio Zali anche dell’“Ex ore tuo te iudico”, la lapidaria invettiva indirizzata all’interlocutore oltre che a quanti l’assalto avevano condiviso: “Siete nulli, voi siete nulli”. Replica rilevata anche da una nota-stampa fatta pervenire nel pomeriggio ad alcune testate (non alla nostra, pare che ogni tanto il sistema di distribuzione si inceppi): “Lei è inadeguato al ruolo di consigliere di Stato”.
Contestazioni, fine della corsa – Ricordatosi per dovere di cronaca l’essere cotanto incremento del costo dell’opera una conseguenza di convergenti addebiti (punto 1: sono mutati vari criteri; punto 2: sono state introdotte modifiche; punto 3: sono aumentati – e sensibilmente – i prezzi), diceasi poc’anzi d’un atto terzo, ed eccolo servito: non essendo stato raggiunto il numero minimo di richiedenti (ne sarebbero serviti 25), bocciata anche l’opzione del “referendum” finanziario obbligatorio. Rottura totale? Sull’asse tra l’Udc parlamentare e Claudio Zali, si direbbe che il punto di non-ritorno è stato superato; tra Udc parlamentare e Lega parlamentare, chissà. Quante nella storia di Palazzo delle Orsoline, del resto, le vittime registrate a causa del fuoco amico…



