A distanza di 180 anni dalla sua morte, circa Giovanni Battista Quadri plurime volte granconsigliere e membro del Consiglio di Stato e landamano resta una valutazione storica ancora sussultoria: per taluni fu il male incarnato in quanto limitatore delle libertà democratiche, per altri egli agì nel segno di quella che da Otto von Bismarck in poi sarebbe stata definita “Realpolitik” e, ad ogni modo, ci diede leggi e strade, le seconde persino più utili rispetto alle prime. Resta il fatto che, nel girellare oggi in Malcantone sull’attesa dei primi momenti celebrativi alla “Fiera di san Provino”, è bastato un salto sino al cosiddetto “Palazzo Vigotti” o “Palazzo dei Vigotti” dove Giovanni Battista Quadri visse ed operò a lungo, edificio in territorio comunale di Magliaso e lungo la Cantonale, per rilevare le condizioni di triste semiabbandono di tale stabile. È un bene culturale tutelato, ma proprio non sembra: pareti esterne dilavate e rese tristi dall’incuria, imposte e serramenti mal protetti, segnalazioni inesistenti (una freccia alla “crépa-e-sciòpa” per dire che lì c’è un monumento civile plurisecolare, no?), targa in memoria di Giovanni Battista Quadri a spiccare nel vuoto, scala laterale (c’è una porticina con la targhetta “1909” a ricordare, immagino, l’anno dell’apertura o della ristrutturazione di tale accesso) impraticabile perché invasa dalle ramaglie e dai detriti. In più, sfregio ultimo, un passaggio di vernice “spray” a deturpare la facciata.
Uno scrittore o un poeta o un esegeta, in questo fatto, leggerebbe indizi della “damnatio memoriae” di cui esistono esempi dalla Roma dell’età repubblicana sino ai giorni nostri ed in varie forme, dalla cancellazione del cognome – che non si sarebbe quindi perpetuato – alla distruzione di ogni immagine della persona “condannata” alla decollazione delle statue in cui egli fosse raffigurato (vabbè, nemmeno diciamo dell’ex-Unione Sovietica, laddove un Lev Trotskij scomparve “ex-post” da varie immagini). Lo scrittore o il poeta o l’esegeta direbbe dunque che l’oblio sta calando su Giovanni Battista Quadri medesimo in ragione dell’esser stato quell’uomo indegno di entrare nella storia, almeno ad avviso di alcuni tra i suoi e tra i nostri contemporanei; ma ciò è umanamente inammissibile. E poi: al di là di quanto quell’edificio rappresenta, ad indurre a riflettere sull’esigenza di un intervento di ripristino e di salvaguardia dovrebbe bastare il fatto che l’insediamento primigenio è lì forse “ab immemorabili”, e che esso insiste su una strada fondamentale nelle vicende del Cantone e della fu pieve di Agno, e che ad ogni modo esso non può diventare emblema dell’abbandono. Si creda: non si fa una bella figura, tra l’altro.
Alessandro “Bubi” Berta, candidato numero 60 al Gran Consiglio,
lista numero 16 Udc