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Filo di nota / Rockets, peccato davvero che si sia avuta ragione

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Per anni, pur nell’incontestabile e puntuale impegno cronistico sulla quotidianità del lavoro svolto, “Il Giornale del Ticino” ha espresso posizioni critiche sull’andamento delle cose in seno ai BiascaTicino Rockets dell’hockey cadetto. Posizioni critiche perché – e lo si disse e lo scrisse quand’erano forse trascorse tre settimane dall’avvio delle prime operazioni sul ghiaccio – ci sembrava tradito già sul primo passo il senso del progetto, quello della presenza ticinese anche in cadetteria, unica strada per garantire sia fluidità nel sistema (dalle giovanili ad una prima squadra professionistica, senza obbligo di trasferimento in Romandia o a Basilea, per dire) sia una giusta collocazione per elementi che, pur in piena disponibilità di fiato e di tecnica, magari volessero provare a conciliare la pratica agonistica con un’attività lavorativa, e Dio sa quanti talenti vennero sprecati nelle ultime due generazioni. Posizioni critiche, ma sempre – e per quanto inspiegabili apparissero persino certe scelte tecniche – nel rispetto di ciascuno dei giocatori e delle singole persone; in ciò, sia detto, non sempre e non da tutti venendo trattati allo stesso modo; soprattutto quando si provò a trovare riscontro – si è costretti a domandare, per ragioni di equità, anche se le informazioni sono certificate e fededegne – su voci insistenti e riguardanti difficoltà relazionali interne, e scelte strategiche non condivise, e pubbliche relazioni all’insegna del muro di gomma. Oggi, e purtroppo, l’esplosione della crisi con il passo indietro di una componente fondatrice e – al di là delle dichiarazioni di principio giunte in serata sulla prosecuzione del progetto – la conferma della sussistenza di un solco profondo. Brutta cosa, l’aver avuto ragione.