D’intesa con almeno un complice, si era inventata la versione 3.0 della truffa del “falso nipote”. 3.0, due salti di livello in un colpo solo rispetto alla modalità-“standard”: innanzi tutto, operando dalla Svizzera verso l’estero e non viceversa, cioè avendo in Ticino il domicilio e da qui puntando su vittime d’oltreramina; in seconda battuta, puntando sì sugli anziani ma potendo far leva a sua volta sui suoi 70 anni e sul livello relazionale che risulta più facile stabilire fra coetanei o quasi. Un’anziana, difatti, la donna tratta in arresto nei giorni scorsi a breve distanza dal valico di Chiasso-Brogeda, sull’uscita dal territorio italiano e meglio durante un controllo di retrofrontiera cui hanno compartecipato agenti della Polizia italiana di Stato ed effettivi delle Guardie di confine, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa a Sondrio per due distinti colpi messi a segno e per quattro altre truffe almeno tentate.
Le vittime designate: quasi sempre donne, fascia fra gli 80 ed i 94 anni, solito approccio da parte di un soggetto – il complice, per l’appunto – che telefonava piangeva strepitava si dava per morto o semimorto causa incidente stradale, solito criterio per puntare alla mozione degli affetti con l’invocazione della stretta parentela, solita richiesta di denaro (alla peggio, andavano bene anche i gioielli) e, infine, la solita strategia del “Ti mando una persona fidata” per il ritiro dei quattrini. Territorio preferito di caccia: la Lombardia; sempre in auto prese a noleggio gli spostamenti. Bottino accertato: 1’500 euro in contanti, 35’000 euro tra ori e primiera e settebello per dire della varietà degli oggetti preziosi estorti. La 70enne aveva con sé anche vari cellulari, un migliaio di euro e la bellezza di sei carte di credito.