(ULTIMO AGGIORNAMENTO E RIEPILOGO, ORE 19.08) Riconvocatisi per un “flash mob” di cui nulla si sarebbe saputo se essi stessi non avessero informato qualche testata e diffuso un comunicato – il titolo: “Occupare immaginari” – dall’estenuante elaborazione tal è l’affastellamento di corbellerie incongrue e tenute insieme dal “Cementit” della “complicità”, i soliti quattro scappati di casa – come dite? Dicono di essere stati in 200? Allora: gli insoliti 200 scappati di casa – andiedero iersera a sferrare un colpo decisivo e fors’anche esiziale all’“establishment” ticinese sfociando sul piazzale a Capo San Martino, sulla dorsale tra Melide e Paradiso, e lì insediandosi per “liberare (…) l’ennesima struttura abbandonata da anni, in stato deplorevole (…) ed in mano alla lunga catena della speculazione edilizia”. E sul “liberare” interrompiamo le trasmissioni, giacché ad un previsto e programmato soggiorno sino a tutto venerdì 29 dicembre (sabato 30 no perché vengono gli zii dall’Italia, e domenica 31 veglione con gli amici, immaginiamo), risposta chiara diede l’autorità pubblica giungendo sul posto con opportuno numero di divise e cordiale ma fermo invito a sloggiare. Alle ore 11.20, tutto compiuto in una tra le occupazioni dal minor successo nella storia, e sì che la concorrenza era forte.
Imbroglio e presupplizio – Di base, il concetto del “liberare” su cui era stata articolata l’azione di forza (contro il vuoto…) è un modo balengo degli aggressori per dire che quella struttura è da darsi a loro, o anzi, no, perché poi sarebbero costretti ad assumerci anche qualche responsabilità, dunque in essa e di essa bisogna fare quel che essi dicono, ecco. Qui, nel già albergo-ristorante, “un laboratorio permanente di attività culturali con mensa popolare usufruibile da tutti e con attività ricreative-sportive sul lago” (e magari un attracchino per lo “schooner” trialbero a vela di punta da 63 metri della zia, vogliamo negarcelo?); all’ex-“Hôtel Fischer” di Lugano quartiere Gandria, dove un manipolo di bulimici aspiranti all’autogestione andò a far danni sulla metà di ottobre, una “casa per persone in fuga da guerre, miseria e catastrofi”. Tranquilli: per ogni luogo, per ogni edificio, per ogni area costoro rivendicano un’ipotesi ed una soluzione, trattandosi – s’intenda – di soluzioni nel contesto di patrimonio immobiliare altrui. A sé riserverebbero un eventuale ex-“Macello” rifatto nuovo o altra struttura ma previa valutazione di congruità e di conformità: essendosi sempre dovuti accontentare di quel che trovavano (cioè espropriavano, dichiarando “collettivizzato” tale bene), stavolta le cose avranno o avrebbero altro corso.
Vivo o morto, insulto garantito – Tanto per mettere un primo chiodo nel legno, l’occupazione al Capo San Martino (piazzale, edificio dell’ex-“Discoteca Le cap” e pertinenze) era stata per l’appunto concepita sull’arco di più giorni, con sfoggio di una “summa” culturale e ideologica finalizzata a far fuoco sul nemico. Il nemico è chi alle tesi dei sedicenti autogestiti non aderisce in forma pedissequa, chi devia dal binario, persino chi si sente compagno ma esprime una critica nel metodo, nella prassi e nei fondamentali; per di più, il nemico può essere vivo, come accade ad Amalia Mirante (ex-socialista, fondatrice di “Avanti” poi alle urne come “Avanti con Ticino&lavoro” e reduce da lusinghieri primi riscontri) tacciata di non aver capito nulla a proposito “della lunga storia e del presente dell’autogestione” (eccoci, aiutiamo noi a comprendere: dal tempo degli ex-“Molini Bernasconi” nell’allora autonomo Comune di Viganello, un filotto di chiacchiere e zero cultura prodotta), oppure morto, come accade citandosi Marco Borradori già sindaco di Lugano, e sinceramente parlandosi la cosa sa di squallido. Non va più bene, agli ormai ex-ex-ex-arrivare fino a sette eccoci dunque ex-occupanti, nemmeno Cristina Zanini Barzaghi, municipale socialista, e ciò per ragioni di “non detto” che forse fu detto e io so che tu sai che io so ma ho visto lei che bacia lui che bacia lei che bacia me.
Devastazione e ignoranza – Rinviandosi magari a domani un ragionamento (ma potrebb’essere che bastino cinque righe) circa alcuni contenuti della chiamata all’occupazione e che con il senso dell’occupazione “in sé” non hanno rapporti se non quelli eterodiretti, esigenza di cronaca impone anche di riferire che agli ambienti dell’ex-“Discoteca Le cap” di Capo San Martino sono stati arrecati “danni ingenti” (fonte: Polcantonale) e che le operazioni di rilevamento delle presenze e di sgombero ebbero inizio alle ore 9.50 circa per concludersi giust’appunto nel volgere d’un’ora e mezzo. A prestar manforte agli uomini della Polcantonale, nell’intervento conseguente a denuncia sporta dai proprietari della struttura per violazione di domicilio e danneggiamento, anche agenti della Polcom Lugano. E di tutti quelli che pareva fossero pronti a snudare i petti per far fronte comune contro l’inevitabile oppressore, bah, alla fine erano lì in 30 scarsi, e magari più di 30 non erano stati nemmen prima; ad ogni buon conto, posizione “al vaglio” ed aleggiante stormo di denunzie. Più i costi causati alla collettività per i costi causati dall’esigenza di intervento: costi di cui sarà dato completo ristoro, si spera. Quanto alle attività previste, nuova destinazione trovata al piazzale delle ex-scuole di Lugano quartiere Viganello; senza ingresso nello stabile, tuttavia.