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Espulso dall’Italia, rientra (con il trucco) dal Ticino: preso mentre ruba

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Da destinatario di ripetuti provvedimenti di espulsione dal territorio italiano, l’ultima volta nel gennaio scorso su firma del prefetto di Milano, a rigor di logica si sarebbe dovuto trovare in Marocco, suo Paese d’origine; ed invece la notte scorsa, mentre stava procedendo con metodo al furto di valigie e di altri beni dall’abitacolo di un’auto posteggiata in viale Varese a Como, è stato individuato da agenti della Polizia di Stato e tratto in arresto. Il giovane, 25 anni, si è ritrovato pertanto sulla testa un automatico addebito per furto (o, meglio, per furto aggravato) e, con il trascorrere dei minuti, anche una serie di contestazioni gravanti sulla sua posizione. Motivi: a) dalla perquisizione personale è emerso il possesso di una più che discreta quantità di hascisc, conseguente pertanto una denuncia per detenzione illecita di sostanze stupefacenti; b) dall’accertamento su nome e cognome (quelli bastavano ed avanzavano) è emerso lo stato di clandestinità; c) in sviluppo di quanto al punto (b), evidenziato l’avvenuto reingresso illegale sul territorio nazionale. E qui una mezza sorpresa: con buon grado di certezza si immagina infatti che il soggetto avrà evitato di fornire particolari sulle sue attività criminali una volta trovatosi a confronto con autorità di altri Paesi, ad esempio la Svizzera ed è proprio un caso se di essa parliamo, sicché egli disponeva di un bel foglio di entrata provvisoria rilasciato da responsabili della Segreteria di Stato della migrazione e con tale attestazione in tasca ecco pronto il comodo lasciapassare per riattraversare la frontiera dal Ticino alla Lombardia lariana o di qualsivoglia altra provincia confinitima.

Dovere di cronaca impone di ricordare i punti salienti del “curriculum” del nordafricano: vari precedenti di polizia per reati in materia di stupefacenti ed in materia di immigrazione, ed ancora per tentato furto (anche in esercizi commerciali di Como, nei giorni precedenti), per ricettazione e per mancata ottemperanza a provvedimenti dell’autorità. Basi piene, ora il “dossier” alla magistratura.