Si usi per lui un aggettivo non spendibile a cuor leggero: è stato monumentale, per l’arte musicale popolare, quanto un Vittorio Castelnuovo che veniva dall’essere scalpellino ed un Antonio “Toto” Cavadini dalle mille professioni, camionista e rappresentante le principali. Monumentale, Roberto Maggini da Centovalli frazione Intragna, mancato nelle scorse ore all’età di quasi 81 anni (li avrebbe compiuti a fine agosto) causa malore che lo ha colto durante le vacanze a San Vito Lo Capo, provincia di Trapani, Sicilia: per i testi e per le canzoni che portava in ogni dove certo, ma anche per l’attività teatrale divisa tra il palco dimitriano e quello del “Paravento”, in qualche caso sotto regìa di Dimitri Müller, in altri seguendo l’estro di Ctibor Turba. Al pari degli altri tenori della musica popolare, Roberto Maggini si era formato professionalmente nelle attività manuali ed in quella sua qualifica da montatore meccanico diplomato era una risorsa aggiuntiva per le parti tecniche degli allestimenti; in realtà, egli era in grado di coprire ogni angolo dello spazio tra palco e realtà, come fece da impagabile assistente alla direzione del “Teatro di Locarno” e, di nuovo, da direttore del “Dimitri” in Terre di Pedemonte, non trascurandosi il ruolo di batterista con i “Nightbirds”.
I sodalizi, pochi ma vincolanti: con Pietro Bianchi musicologo, il salto di qualità nella ricerca sui canti popolari; insieme con Pietro Bianchi e con Duilio Massimiliano Galfetti, collaborazioni concertistiche fra repertori ed improvvisazioni secondo il piacere di nobilitare, di volta in volta, questo o quello strumento. Non molti, purtroppo, i riconoscimenti attribuitigli: nel 1982 il premio “Film 80” per il copione del film “L’oro nel camino” di cui l’anno successivo fu anche interprete, nel 1984 il premio culturale di Ascona, nel 1992 il “Premio Vincenzo Falchetto”.