Nome e cognome, forse, non diranno molto: Pancrazio “Pan” Chiruzzi, cttadino italiano da Bernalda in provincia di Matera, cresciuto a Torino, morto ieri (e perciò si dà notizia) all’età di 72 anni in un ospedale a Chivasso, in provincia di Torino, dove era stato ricoverato da qualche giorno a causa di affezioni polmonari. La professione, quella sì, con un caso di specie che riguarda il Ticino: rapinatore. Fu infatti di Pancrazio Chiruzzi, conosciuto come “il solista del kalashnikov”, il colpo ad un istituto di credito in Lugano nell’anno 1987, uno degli almeno 200 messi a segno tra banche, furgoni portavalori e treni (treni, sì. Anno 1975, sulla linea Arona-Novara nella tratta Arona-Bellinzago Novarese, convoglio in corsa, obiettivo i sacchi contenenti denaro e valori destinati agli uffici postali) nel corso della carriera criminale inaugurata nel 1971; in quella come in ogni altra circostanza, nessun colpo sparato e la prova di un certo metodo nell’organizzazione, nel caso di specie con il preventivo rapimento – addirittura la sera precedente – del direttore della banca stessa. 11 gli arresti, 36 gli anni trascorsi in carcere, un’evasione riuscita (con salto da un muraglione e frattura di entrambi i talloni, ma libertà riguadagnata… per 20 mesi) e due altri tentativi senza esito. Nel 2012 l’ultimo giorno dietro alle sbarre, sette anni più tardi la pubblicazione di un’autobiografia (“Io sono un bandito”) firmata a quattro mani con Rosella Simone.
Pur avendo rivendicato sempre il totale rifiuto alla collaborazione con ambienti malavitosi “organizzati” e con strutture legate alle mafie, e pur affermando che lo spargimento di sangue non costituiva un’opzione, Pancrazio Chiruzzi fu condannato alla pena di 14 anni per concorso in omicidio preterintenzionale di Amedeo Damiano, già presidente di un’Unità sanitaria a Saluzzo (Cuneo), raggiunto da cinque colpi di pistola sparati dai sicari Marco Sartorelli ed Alessandro Pinti; vicenda torbida, e tuttora rimasta sospesa perché nessuno fece mai i nomi del mandante o dei mandanti. Circa le azioni criminali perpetrate all’estero (Austria, Francia, Germania e Belgio gli altri Paesi frequentati, per così dire, in ragione di obiettivi professionali da realizzarsi), Pancrazio Chiruzzi non mancava di raccontare particolari anche romanzeschi e forse romanzati. Più di tutte, nel cuore e nella memoria, gli erano rimaste le rapine su suolo elvetico: come disse agli agenti che lo stavano arrestando quale sicuro autore di un colpo al di qua del confine, “Ma come, in questi tempi tutti portano i soldi in Svizzera e mettete in galera me, l’unico a riportarli indietro?”.