Chiuse le indagini, inevitabile ed anzi scontato il rinvio a giudizio. A distanza di due mesi e mezzo da quel martedì 12 agosto in cui le fiamme divamparono all’interno di una cella del penitenziario cantonale “La Stampa” a Lugano quartiere Cadro, tutto è andato a convergere sulla figura inevitabilmente individuata quale responsabile del rogo e, di più, con gravissimo attentato all’incolumità degli agenti di custodia, degli altri detenuti e, in ultim’ordine, anche di sé stesso; nella circostanza, tra l’altro, l’intera ala della struttura fu fatta sgomberare. A carico del soggetto, un 46enne di passaporto francese e con residenza in Francia, è stata nel frattempo disposta la carcerazione di sicurezza con accoglimento dell’istanza da parte del giudice dei provvedimenti coercitivi. Dalle indagini, come si sarà compreso, è emersa la totale intenzionalità dell’atto, aspetto sul quale saranno chiamati ad esprimersi i membri delle Assise criminali verso cui è in viaggio il faldone (titolare la procuratrice pubblica Veronica Lipari); almeno tre i punti in cui era stato appiccato il fuoco, ed in spazio logicamente ristretto. Ipotesi di reato alle brevi: incendio intenzionale aggravato (in subordine, incendio intenzionale semplice) e danneggiamento ripetuto.





















































































