Furto aggravato, resistenza a pubblico ufficiale, porto ingiustificato di armi proprie o improprie fuori dall’abitazione e possesso ingiustificato di chiavi alterate o di grimaldelli, standosi al forse antico e forse antiquato ma sempre ben comprensibile linguaggio del Codice penale, gli addebiti ora gravanti su cinque soggetti individuati e neutralizzati da agenti della Polizia di Stato in Como, a chiusura di un’attività investigativa sviluppata a contrasto dei furti – non di rado con effrazione – nelle auto, quasi sempre a danno di turisti. Malviventi attivi in gruppo, quelli che attorno alle ore 12.30 di mercoledì sono stati individuati e via via posti in condizioni di non più nuocere grazie ad un pattugliamento condotto con più unità lungo le vie centrali del capoluogo lariano; uno di loro, a quanto è risultato, andava a marcare il terreno individuando le vetture da predarsi e della presenza di tali mezzi dando contestuale informazione ai complici che poi procedevano allo svaligiamento delle auto ed all’asportazione dei beni incustoditi. L’azione delle forze dell’ordine si è sviluppata tra piazza Alessandro Volta e viale Varese; in manette sono finiti sùbito un 29enne cubano ed un 41enne colombiano, bloccati dopo colluttazione ed entrambi risultati clandestini; è durata invece una mezz’ora la fuga degli altri tre elementi della banda, tutti intercettati lungo l’autostrada A36 “Pedemontana”, nel territorio comunale di Bregnano (Como), grazie all’apporto di agenti della sottosezione Polstrada di Busto Arsizio (Varese). Del gruppetto, che si muoveva a bordo di una vettura presa a nolo, facevano parte un 32enne colombiano (cioè l’uomo investito di funzioni da ricognitore e poi da sentinella durante i furti veri e propri), un 42enne cubano ed una 36enne colombiana, anch’essi irregolari su suolo italiano.
Una volta in Questura, il “redde rationem” con qualche risvolto supplementare e magari non inatteso, ma di sicuro ad appesantimento della posizione degli arrestati; sulla fedina penale della 36enne colombiana, ad esempio, era iscritta una condanna per furto aggravato e su quella del 42enne cubano una condanna per furto aggravato, per ricettazione e per detenzione illecita di armi. Ancora peggiore lo “status” del 29enne cubano: a parte alcuni precedenti di polizia per il possesso di chiavi alterate e di grimaldelli, sulla testa restava una carcerazione ea eseguirsi per condanna – 23 mesi in tutto – legata a fatti quali la resistenza a pubblico ufficiale, una rapina e le circostanze aggravanti con riferimento ad un caso di omicidio doloso; conseguente l’immediata traduzione del soggetto al “Bassone”. In immagine, parte dei beni recuperati nel corso dell’intervento.