Home CRONACA Criminali vestiti da tifosi, torme di bernesi devastano Lugano: un arresto

Criminali vestiti da tifosi, torme di bernesi devastano Lugano: un arresto

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Non si può avere paura davanti a certi invertebrati urlanti, che dei tempestosi “hooligan” da Anni ’80 sono i nipotini scemi per effetti incestuosi; ciò non toglie che l’ingresso ad uno stadio è da precludersi per legge e non per eventuale sentenza a simili buffoncelli che urlano “Acab” – starebbe per “All cops are bastard” – solo perché non riescono ad andare oltre le prime tre lettere dell’alfabeto. Gravi ed innegabili sono dunque le responsabilità a monte, cioè prima ancora che simili masnade si mettessero in movimento da Berna, per gli episodi di violenza causati iersera a margine del confronto calcistico tra Lugano e Youngboys. A margine, il che significa prima della partita, dopo la partita e durante la partita; con danni materiali, con attacchi reiterati alle forze dell’ordine, con aggressioni fisiche individuali. Un solo arresto, purtroppo, perché pare che pur nell’evidenza del disastro provocato la filosofia prevalente consista tuttora nel reinstradare i delinquenti ed i loro accoliti sul treno per il ritorno a casa, rinviandosi i provvedimenti all’accertato del “poi”; è una scelta, è una scelta non condivisibile, è una scelta culturalmente suicida e storicamente errata, ma di questo ci si deve accontentare.

Eppure il messaggio che arriva da ministero pubblico e Polcantonale appartiene alla categoria dei bollettini di guerra. Si sapeva che Lugano-Youngboys, quarta contro terza nella massima serie calcistica elvetica e possibile crocevia per una residua qualificazione alle Coppe europee, era incontro denso di rischi oltre il perimetro del campo? Si sapeva. Era cosa nota la calata di stormi di tifosi da nord? Ovvio, sì. Eppure tutto è andato storto sin dal momento dell’arrivo dei tifosi medesimi in stazione Ffs a Lugano: come da appunti a frammenti, “Numerose intemperanze”, “Più volte cercato lo scontro”, “Accesi e fatti esplodere numerosi petardi anche molto potenti”, ed ancora “Accese torce pirotecniche”, “Accesi fumogeni”, “Lanciati fuochi d’artificio”, “Prodotti danneggiamenti, in particolare imbrattamenti con vernice”: in pratica, terreno di conquista – senza riguardo per manufatti pubblici e per proprietà private – l’intero percorso sino a Cornaredo, in andata ed in ritorno. Nel riscontro “ex-post”, quindi con informazioni che giungeranno e che si aggregheranno via via che saranno compilati i moduli di denuncia alle compagnie di assicurazione, anche vetrine infrante, auto rigate con le chiavi, cartelli stradali divelti o piegati, biciclette prese a calci solo per il fatto di trovarsi posteggiate vicino ad un edificio. Una volta usciti dallo stadio, tra l’altro sotto l’imbarazzo di una sconfitta, secondo atto a più elevata intensità delinquenziale: altri assalti ai poliziotti, con lanci di sassi e pietre da posizioni strategiche e previo mascheramento con passamontagna e felpe; in stazione, al momento della risalita sul treno, attacco concentrico contro il dispositivo di sicurezza che, stando all’informativa fornita, “ha tenuto sotto controllo gli esagitati”. Controllo sì, probabilmente nella formula della resistenza di prossimità, se è vero come è vero che mani ignote, direttamente dall’interno del convoglio, sono nel frattempo riuscite a lanciare oggetti di vario genere. Cosucce, sapete, tipo estintori scagliati a braccio pieno (e suvvia, chi tra di noi non ha l’abitudine di lanciare estintori dal treno, almeno una volta la settimana, magari sull’andata del tragitto casa-lavoro).

Per mera e fortunosa casualità, insomma, non si è qui a parlare di feriti tra persone del luogo ed agenti. Poco consola il fatto che un tizio sia dovuto rimanere a Lugano in quanto ammanettato: ha 20 anni, è dotato dell’intelligenza di un lichene, figura fra i tifosi dello Youngboys, e nel volgere di pochi minuti si è reso responsabile dell’aggressione – spintonamento, vie di fatto, niente sangue tuttavia – di ben due agenti della Polcantonale che stavano raccogliendo materiale documentario sugli scontri sia con i cellulari sia con una macchina fotografica, apparecchi di cui il 20enne ha tentato di impadronirsi; non riuscito il tentativo di fuga; conseguenti gli addebiti per impedimento di atti dell’autorità, violenza e minaccia contro funzionari, tentato furto e, quale pennellata ultima ancorché estranea al quadro così già ben confezionato, anche la contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti. Per dovere di cronaca: tranquilli, altre identificazioni seguiranno, altri provvedimenti saranno presi. Solo questione di tempo, ecco; almeno, speriamo, ed insisteremo per sapere.