Nel Ticino in cui solo due aventi diritto su tre sono giunti al termine del trattamento di base in àmbito vaccinale anti-“Coronavirus” – poche storie: questa la realtà, questa l’evidenza, e lentissimi i progressi – con due somministrazioni o con una somministrazione successiva alla conclamata guarigione, ci prepariamo ad avere uno scenario a quattro velocità: chi con zero vaccinazioni, chi con una (nell’attesa della seconda), chi con due (ciclo ordinario completato), chi con tre (per avvenuto richiamo): da ieri è difatti in corso la somministrazione della dose-ter, sei le sedi utilizzate sul territorio cantonale, destinatari quanti abbiano 75 anni o più; sta di fatto che, sulla scorta delle “iscrizioni fino ad ora registrate” e della “pianificazione degli appuntamenti nei centri”, cioè essendo bloccato circa il 40 per cento dei circa 30’000 posti disponibili sino a Natale, già con decorrenza da oggi vale la possibilità di procedere alle prenotazioni da parte di quanti abbiano dai 65 ai 74 anni. Si tratta di un significativo anticipo rispetto ai programmi, e non serve nemmeno la malizia per interpretare tale annuncio come un indiretto riconoscimenti di quanti e quali problemi abbia il messaggio nel tentare di penetrare in un’ampia fascia dei cittadini; anche per via del fatto che al cosiddetto “booster” (no: è il mero eccipiente deputato a colmare la riduzione di efficacia dei vaccini già inoculati) si accede solo qualora la seconda vaccinazione abbia avuto luogo almeno sei mesi addietro.
Modalità per le prenotazioni: “online” sull’ormai stranota piattaforma InterNet o con chiamata al numero 0800.128128 (tutti i giorni, dalle ore 8.00 alle ore 17.30). Facoltà di scelta del centro secondo proprie esigenze; non vi è obbligo, tra l’altro, di far riferimento alla stessa struttura in cui ci si è vaccinati in precedenza. Dicono da Bellinzona: basta che ci si prenoti. Appunto.