Sotto gli auspici di “Pro familia” della Svizzera di lingua italiana, “Faft plus”, Ocst e “Travail suisse”, e con l’appoggio di una “ampia coalizione” secondo quanto riferiscono i promotori, al lancio stamane la campagna di sostegno al congedo paternità per la durata di due settimane, tema su cui i cittadini svizzeri saranno chiamati ad esprimersi nell’ultimo fine-settimana di settembre. Vittoria facile è quella che si annuncia, a rigor di quanto indicano fonti della “Pro familia”: “Ci viene offerta la possibilità di investire sul futuro delle famiglie, ed un nuovo sondaggio rappresentativo mostra che il 71 per cento degli aventi diritto al voto è favorevole al congedo paternità da due settimane, mentre solo il 16 per cento risulta contrario”.
Il tema, come si ricorderà, giunge al giudizio degli svizzeri dopo lungo percorso: in origine, iniziativa popolare – a traguardo nell’estate 2017 – dal titolo “Per un congedo di paternità ragionevole, a favore di tutta la famiglia” con istanza per congedo paternità da “almeno quattro settimane” a favore di tutti i padri esercitanti attività lucrativa, con reddito sostitutivo nel periodo di assenza; iniziativa respinta da Governo e Parlamento, tuttavia con elaborazione di un controprogetto indiretto (approvazione avvenuta nel settembre dello scorso anno) sulla formula del congedo di paternità pagato per due settimane, da utilizzarsi – non necessariamente in modalità contigua, e dunque anche per giorni singoli – entro sei mesi dalla nascita del figlio, indennità dall’entità uguale a quella prevista nel caso di congedo maternità ovvero l’80 per cento del reddito da attività lucrativa che veniva conseguito prima della nascita del figlio (limite a 196 franchi il giorno); infine, “referendum” – e per tale motivo si andrà al voto – sostenuto dai membri di un comitato interpartitico, premiato con 54’489 firme valide alla fine di gennaio ed articolato anche sui costi vivi determinati da simile operazione (fra i 175 ed i 230 milioni di franchi l’anno, stando ad una stima provvisoria, al solo calcolo del carico sull’ente pubblico).
A margine, nell’ottobre 2019, anche il ritiro “condizionato” del testo dell’iniziativa popolare (vincoli: se il “referendum” riesce ed il controprogetto indiretto viene respinto, l’iniziativa popolare viene sottoposta al voto del popolo e dei Cantoni, fermo restando il diritto al ritiro da parte dei membri del Comitato di iniziativa; se il “referendum” non riesce o se il progetto viene accolto, Berna sponda Esecutivo può mettere in vigore la revisione di legge).