Molto si può contestare a Varese in quanto realtà urbana, ma non il ruolo di “città giardino” dovuto a vari parchi pubblici oltre che ad una ben difesa e diffusa cultura del verde privato. Cultura che, a quanto risulta, viene meno nella competenza dell’autorità: in corrispondenza di 29 alberi cosiddetti “monumentali”, cioè dalla particolare rilevanza vogliasi storica vogliasi naturalistica vogliasi paesaggistica, nei giorni scorsi sono stati installati i canonici cartelli esplicativi a beneficio degli ospiti bipedi e senzienti. Alcuni dei quali saranno rimasti un tantino perplessi, per esempio durante una passeggiata nell’area di Villa Augusta: un “Cedrus deodara” descritto come “Cedrus libani”, un “Cedrus libani” definito così e “tout court” quand’invece trattasi di una tipologia ben diversa (la “subspecie atlantica”). Come dice Daniele Zanzi, che fu vicesindaco sino a poco più di tre anni or sono e che della cosa si è accorto essendo agronomo dalla fama preclara: “Errori grossolani ed elementari, segno di scarsa attenzione, forse di impreparazione e di poca conoscenza tecnica”. Lucciole per lanterne o, nella visione dell’esperto, una situazione anche più grave: “Come se un veterinario scambiasse i dalmata per barboncini…”.