È probabile che dell’Indonesia sappiate che si tratta di un arcipelago dalle parti del Sud-est asiatico, il che è sufficiente per superare un esame di cultura generale. Ma è anche possibile che, pur avendo voi visto solo in cartolina la capitale Giakarta e per quanto Bandung e Semarang siano per voi identità geografiche irrilevanti, la vostra carta “Bancomat” sostenga che siate stati lì nel corso del 2018, e magari anche un po’ prima, tra l’altro spendendo e spandendo come se l’universo mondo fosse ai vostri piedi. Se questo è accaduto, e se in quel periodo vi trovavate ovviamente ad una distanza di millemila chilometri da quei luoghi, potete ringraziare il tizio che martedì scorso – delle scorse ore la notizia – venne arrestato sull’estradizione in Ticino dalle Antille olandesi, conseguenza utilmente ravvisata da mandato internazionale di arresto spiccato dalla magistratura ticinese per vari reati quali l’acquisizione illecita di dati, abuso di un impianto per l’elaborazione di dati, messa in circolazione e propaganda di apparecchi di ascolto, registrazione suono ed immagini; alla traduzione da quel che nei codici fu scritto e negli scritti fu codificato, un criminale abituato a trasformare ogni sportello “Bancomat” in potenziale fonte per informazioni da riversarsi sul circuito delle truffe e della clonazione di carte bancarie o di credito. Il soggetto, da considerarsi come vero e proprio responsabile delle operazioni criminose, è un 38enne cittadino bulgaro con residenza in Bulgaria ed attività da un angolo all’altro del globo; in correità con altre persone facenti parte della medesima rete (si parla di “banda”, ma sarebbe meglio da ipotizzarsi un sistema a più cellule), ad esempio, con riversamento dei dati laddove risultasse comodo, e l’Indonesia è un posticino idoneo, almeno per quanto riguarda la lontananza.
L’attività delinquenziale, stando a quanto riferiscono fonti di ministero pubblico e Polcantonale, ha generato un provento nell’ordine di alcune decine di migliaia di franchi con sviluppo anche in altri Cantoni elvetici; da considerarsi inoltre danni materiali causati per oltre 100’000 franchi. Inchiesta nelle mani della procuratrice pubblica Margherita Lanzillo. Nota a margine ma non marginale: l’intera organizzazione risulta essere smantellata, operatività azzerata in tutta la Svizzera, e sportelli “Bancomat” al riparo. Almeno, da questo tipo di criminali.