Di nuovo parole grosse, di nuovo mani in faccia, di nuovo atteggiamenti reprensibili da parte di adulti che lì dovrebbero trovarsi solo per dare sostegno ed incitamento ai figli in campo: di nuovo, e soprattutto, la necessità di far intervenire le forze dell’ordine e gli operatori sanitari per prestare soccorso a persone colpite. È accaduto ieri pomeriggio al “Riva IV” di Chiasso, atto ultimo del campionato Allievi “A” nella cosiddetta “Youth league”, di fronte Chiasso e Bellinzona, in cronaca 5-1 per i padroni di casa e dunque confronto dalla storia relativa: sugli spalti, atti di violenza di cui, a rigore di testimonianze terze e di immagini circolanti, si sono resi responsabili vari (e giovani) sostenitori della squadra di casa. Sta di fatto che, nel mezzo di insulti e prodromi di vie di fatto, un 50enne è stato colpito da sberle e/o pugni ed è ricaduto all’indietro sui gradini della tribuna, riportando lesioni alla testa e per tale motivo dovendo ricorrere all’assistenza medica, tutto ciò solo per l’aver chiesto e giustamente preteso che cessasse la gazzarra attorno a lui, per di più a partita ormai conclusa. Una fonte riferisce che già durante il confronto, tra l’altro, sarebbero avvenuti episodi alquanto sgradevoli con il lancio di bottigliette ed anche di petardi all’indirizzo della panchina su cui si trovavano i calciatori del Bellinzona, qui senza conseguenze per le persone; a confutazione indiretta di tale tesi è da rilevarsi tuttavia una breve nota stampa giunta nel tardo pomeriggio dalla dirigenza del “Football club Chiasso”, ad avviso della quale l’incontro sarebbe stato disputato “in un clima di “fair-play” e di rispetto reciproco” e quanto accaduto è ridotto al singolo episodio – definito “increscioso” – avvenuto “al termine della partita”.
Da informazioni frammentarie emerge un quadro effettivamente preoccupante: sul posto sono giunte numerose pattuglie delle forze dell’ordine, persino con protezioni da assetto antisommossa, oltre ad unità dei servizi di ambulanza; i tifosi granata sono anzi stati protetti da un cordone sanitario sin oltre l’uscita dall’impianto sportivo, mentre la squadra ospite rimaneva chiusa negli spogliatoi per autoimposte esigenze di sicurezza. La ricostruzione dei fatti, e questo si ribadisce, è tuttora da prendersi con beneficio di inventario, mancando tra l’altro una invero auspicabile presa di posizione da parte dei vertici del Bellinzona calcio; sull’altro versante, a parte l’espressione di “vicinanza allo “staff” ed alla squadra dell’Associazione calcio Bellinzona” e l’augurio di “una pronta guarigione” al 50enne, qui indicato con certezza come padre di uno dei giocatori ospiti.