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Cassamalatari, assalto al Ticino: più 7.1 per cento, primato svizzero

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Non è vero che la Berna federale non pensa al Ticino; non è vero che i cassamalatari non pensano al Ticino. Au contraire: il problema sta semmai nel fatto che sia l’una sia gli altri, al Ticino, pensano troppo, sicché nel 2026 l’aumento dei premi – vale la solita ponderazione aritmetica apparentemente ossia formalmente equitativa – risulterà pari al 7.1 per cento, “record” tra tutti i Cantoni; in cifra, “punto zero” a 501.50 franchi il mese, vale a dire circa 33.20 franchi in più rispetto all’entità del salasso praticato nel 2025. La media svizzera si situerà invece al 4.4 per cento a 393.30 franchi e da base (cioè il citato “punto zero”) già assai meno onerosa: fra Ticino ed intera Svizzera lo scarto si situerà dunque alla misura del 27.51 per cento. Nei valori specifici secondo categorie di età: a livello nazionale, “più 4.1” per cento ossia 18.50 franchi (nuova base: 465.30 franchi) nel caso degli adulti (da 26 anni in su); “più 4.2” per cento ossia 13.30 franchi (nuova base: 326.30 franchi) nel caso dei giovani adulti (dai 19 ai 25 anni); “più 4.9” per cento ossia 5.70 franchi (nuova base: 122.50 franchi) nel caso dei minorenni (da zero ai 18 anni); a livello cantonale, “più 6.9” per cento ossia 37.60 franchi (nuova base: 582.60 franchi) nel caso degli adulti (da 26 anni in su); “più 7.3” per cento ossia 27.90 franchi (nuova base: 409.80 franchi) nel caso dei giovani adulti (dai 19 ai 25 anni); “più 7.7” per cento ossia 10.60 franchi (nuova base: 148.20 franchi) nel caso dei minorenni (da zero a 18 anni).

Grazie di cuore – Il calibro dei fucili per il nuovo assalto alla diligenza ticinese (ma si sta malissimo anche tra i confinitimi ad ovest e ad est: Vallese, “più 5.9” per cento, e Grigioni, “più 5.5” per cento, rispettivamente piazza d’onore e medaglia di legno nella graduatoria dei maggiori incrementi) è stato annunciato questo pomeriggio da Elisabeth Baume-Schneider, titolare del Dipartimento federale Interno, prontissima nel rivendicare un impegno ad agire secondo scienza e coscienza (sue) d’intesa con l’autorità di controllo che è poi l’Ufficio federale sanità pubblica diretto da Anne Lévy, prossima a tagliare il traguardo del lustro alla guida della struttura; e chi sta nelle stanze del citato Ufficio, tra l’altro, non ha mancato di far sapere di essere intervenuto anche a correzione delle proposte giunte dagli assicuratori. I quali, per il Ticino, pare avessero chiesto qualcosa in meno; sulle cifre così fissate, tuttavia, ecco intervenire una mano armata di matita rossa e di matita blu, dal che la correzione (chiamansi “adeguamenti laddove necessario”, nella dizione ufficiale) al rialzo. Lapidaria, in questo senso, la consigliera federale: “È solo una questione di trasparenza; se i premi non sono adattati ai costi, l’aumento slitta all’anno successivo”; sicché si dovrebbe essere financo grati, ad esempio, per questo “più 7.1” per cento; ci saremmo trovati alle prese con un incremento proporzionale assai più gravoso, in effetti, se per il 2025 non fosse stato imposto l’aumento nella misura del 10.5 per cento.

Non siamo soli nell’universo… – Diciamo quindi le cose come esse stanno: per certi versi ci stanno facendo un favore, tentando di abituarci – meglio: di educarci – a pagare di più per ottenere di meno, e quelle cifre sono in ogni caso colpa nostra. Parlandosi del Ticino, sostiene ad esempio Thomas Christen che di Anne Lévy è il “vice”, l’aumento rispetto all’istanza venuta dagli assicuratori è stato imposto ed applicato al fine di ottenere una garanzia sull’effettiva copertura dei costi per tramite dei premi. E no, cittadine e cittadini che vivete tra Airolo e Chiasso e tra Brissago e Lumino, non siate malfidenti e malpensanti, non provate nemmeno ad indicare nel Ticino un “Sonderfall”, non vi venga in mente di credere che siamo stati gli unici ingiustamente penalizzati; càpita anche ad altri, e Thomas Christen ha tenuto a sottolinearlo, in conferenza-stampa. Càpita anche ad altri; per la precisione, a Cantoni numero uno: Glarona, dove un “forse-più-3.9-per-cento” si è trasformato in “più 4.2”, ancorandosi ora il “punto zero” a 353.60 franchi, 15.o posto nella Confederazione per entità dell’esborso medio mensile. Il Ticino è invece insediato al primo posto sia per entità percentuale dell’incremento sia per entità pecuniaria del premio: in media, 12.70 franchi sopra Ginevra, 31.40 franchi sopra Basilea-città, parlandosi del podio. Ad Appenzello interno, dove peraltro si sono buscati un “più 5.7” per cento nel passaggio dal 2025 al 2026, pagano 270.70 franchi.

Non c’è “Basta” senza Zugo – Trascuransi in questa sede le reazioni – scontate, stucchevoli, irritanti, ripetitive, vere e proprie fotocopie di anno in anno dal tempo in cui alla Svizzera fu imposta la famigerata Lamal dreifussiana – giunte dagli ambienti istituzionali e politici del territorio; omettonsi inoltre i singulti degli pseudoscandalizzati ed i sussulti dei fintosorpresi; lasciansi in un angolo, ancora, i tentativi di taluni che la situazione così emersa tentano ora di piegare a proprio vantaggio sul voto imminente – anzi anzi: “in itinere” e con esito sul mezzodì di domenica prossima – a correlazione diretta fra premi e reddito; troverete tutto, se avrete voglia, nella congerie di note ridondanti e di comunicati blablaizzanti che altri di sicuro riporteranno, con ciò contribuendo in modo significativo a danneggiare la salute mentale collettiva; si sappia, ad ogni modo, che nella partita di giro contabile la spesa del Cantone per i sussidi di Cassa malati passerà a 453.5 milioni di franchi, vale a dire 30 milioni di franchi in più rispetto alle evidenze del Preconsuntivo 2025. Non si può ignorare, però, il cambio della guardia in coda alla classifica: all’ultimo posto compare ora Zugo, premio a 264.50 franchi (di fatto, la metà di quanto si paga in Ticino); rispetto al 2025, non aumento e non pareggio, ma uno sgravio nella misura del 14.7 per cento. In perfetta linea con il mandato che Elisabeth Baume-Schneider si è data e che campeggia tra l’altro quale titolo dell’odierna informativa alla stampa: “Kostendämpfung bleibt Daueraufgabe”, che tradotto alla comoda in forma ufficiale diventa “Contenere i costi resta un compito permanente”; l’“Aufgabe” dovrebbe valere come “impegno”, ma né come compito né come impegno la Berna federale sta riuscendo nell’impresa.

Amen.