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Carrozzone “Eurosong”, vince uno dei meno peggio. Proposta seria: abolire

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Un anno fa, con quella sua mezza formula da “opera pop” in “The code”, vinse l’ora quasi 26enne Nemo Mettler da Basilea, voce dall’interessante al grandioso secondo i diversi metri di valutazione ma meteora tra le meteore e, difatti, quasi inesistente nei 12 mesi successivi. Iersera, di nuovo sulle linee dell’“opera pop” ma a distanze siderali dai maestri, l’ha spuntata con “Wasted love” il neo24enne austrofilippino Johannes Pietsch, tra i meno peggio dell’edizione 2025 dell’“Eurosong” auspicabilmente defunto e che si è seppellito con le sue mani, tali sono state la confermata miseria dell’offerta musicale e la penosa impaginazione di un prodotto giunto alla canna del gas per due ordini di ragioni soprattutto: a) se questo è il nuovo – e consolidato: va così da anni – orizzonte della canzone dall’Atlantico al Mar Caspio, stiamo freschi; b) se già scarsa credibilità porta con sé il “sì” o il “no” di giurie che si fondano in larghissima parte sull’effimero dei Carneadi, una volta di più si dimostra inaffidabile lo pseudodemocratico conferimento del potere decisionale ad un popolo indistinto e “coinvolto” nella formula del televoto, con tutti gli artifizi e con tutte le distorsioni che esso comporta. Quelli che fanno girare i quattrini prendano nota: si può scatenare tutto il “battage” che si vuole, ma fra un po’ resterete soli e vi daranno retta solo i blogghettari che si atteggiano a giornalisti, cioè la categoria che a voi fa più comodo.

Considerata che sia la media di qualità della rassegna quest’anno accolta a Basilea e sempre che si rimanga in tale contesto, la vittoria di Johannes Pietsch detto “Jj” è un fatto accettabile: tracce da controtenore, si usa dire, ma per una comprensione idonea delle qualità dell’artista servirebbe un ascolto su repertorio più ampio e più profondo; non è il tizio che faccia accapponare la pelle, ad ogni modo. 436 i voti raccolti secondo la classifica finale, in cui qualcuno è risalito e qualcuno è stato affondato per l’appunto dal responso del televoto, vedasi il caso dell’elvetica Zoë Anina Kressler in arte “Zoë Më”, basilese per nascita e friborghese per formazione e qui in lizza con “Voyage”, seconda secondo le giurie con 214 schede e rimasta a secco – oh, zero punti, nemmeno un messaggio di solidarietà – sul secondo voto, tanto da precipitare al 10.o posto. Di segno affatto opposto il sostegno raccolto dall’israeliana Yuval Raphael, che nel consenso pubblico è stata devastante sino a risalire dal 15.o posto alla piazza d’onore; immaginarsi quale turbinio di polemiche si sarebbe abbattuto sull’“Eurosong” in caso di successo della 24enne di Ra’anana, scampata alla strage commessa dai terroristi di “Hamas” all’evento musicale “Supernova” nell’ottobre 2023; con il che si ricorda anche che la giovane interprete di “New day will rise” ha combattuto contro detrattori di principio, sedicenti portatori di verità e chiacchieratori neoprofessionisti (caro Nemo Mettler, il tuo compito sta nel cantare e non nel fare propaganda: potrai parlare, sempre che tu abbia argomenti e non un’odiosa attitudine alla “non inclusività”. Tu, sì, proprio tu che l’inclusività pretendi per te, per di più senza che alcuno te l’abbia negata) e che non è stata in alcun modo tutelata dagli organizzatori dell’“Eurosong” (solo all’ultimo sono stati bloccati i “pro-Pal” che stavano per dare l’assalto al palco; fischi subiti durante la prima esibizione; pressione psicologica costante; manifestazioni – anche non autorizzate – all’esterno del villaggio costruito per il concorso; commenti televisivi, vedasi il caso della Spagna e del Belgio, che solo “ex post” sono contestati dai promotori dell’evento a causa del lancio di messaggi automaticamente in funzione antiisraeliana; esposizione di bandiere palestinesi; altro).

Degli altri interpreti attesi in quota, nessuno: settima la Francia (con brano delicato: in mezzo a cotanto “kitsch” della tipologia non elevabile ad arte, un piazzamento che non è né carne né pesce), quinta l’Italia (Lucio Corsi ha fatto il suo; è da collocarsi tra i vincitori morali); affossato Gabry Ponte per San Marino (non ha testo, ma fa ballare. Serve per un’estate, e del resto pochi brani usciti dagli “Eurosong” più recenti sono sopravvissuti alla tagliola del giro di calendario. Finlandesi e polacchi, abominio; inglesi, trauma. Si sorride per via del bronzo portato a casa da Tomas Tammemets alias “Tommy Cash”: furbo nel rappresentarsi come lo scemo del villaggio su un brano similitaliano scritto con il finlandese Johannes Naukkarinen, melodia in palese plagio da precedenti plagiatori e si potrebbe risalire sino ad arie d’opera: il gioco con strizzatina d’occhio sugli stereotipi ha fatto colpo, almeno su quelli che, difettando di cultura musicale, non hanno mai sentito parlare della “Neue Welle” e degli “Schrott nach acht” con “Zuppa romana” e dei “Minstrels” con la sempresialodata Frau Stirnimaa.

Chiudiamola qui: nulla di nuovo sotto il sole, questo sole è peraltro artificiale, lo si spenga almeno sino a che tutto si riduce ad avanspettacolo. Fosse almeno un “vaudeville”, nella versione muta e durante un “black-out”… Via, si faccia un’opera di carità: chiudere, e ricostruire da zero, sempre che se di ciò s’avverta il bisogno.