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Calcio / Mondiali: troppi pigri in Nazionale, Rossocrociazia a casa

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Altri spenderanno aggettivi. A noi basta la sostanza: un grumo di pedatori fra il discreto ed il mediocre, sino a qualche ora fa più fortunati che abili, è stato estromesso stasera dai Mondiali di calcio per mano di un Portogallo che a rigor di logica pareva anche meno temibile rispetto al solito, essendo stato tenuto in panchina per oltre 70 minuti quel Cristiano Ronaldo che si appresterebbe ad incassare 200 milioni di dollari per il prossimo anno di attività. O svogliati o spompi o forse convinti di sfangarla di lusso anche stavolta così come era accaduto al turno precedente nel saliscendi sino ad un prodigioso 3-2 sulla Serbia, ed in apparenza tutti imbrocchiti ed imbolsitisi d’un colpo, 11 bei tomi mal disposti in campo da un altro tomo inventor di acqua calda (difesa “a tre” contro gente che fa i 35 orari sulle fasce: ottimo) sono stati piallati per 1-6 dai lusitani che così accedono ai quarti di finale, prossimo avversario il non irresistibile Marocco qualificatosi a sorpresa (sulla Spagna: 0-0 dopo 120 minuti, 3-0 nella serie dei rigori). Troppi pigri in una Rossocrociazia di cui a pochi di loro interessa sul serio, punto. Ripetiamo, a scanso di equivoci sul titolo: troppi pigri.

L’eliminazione, in sé, ci stava anche: esaurito che fosse il compitino assegnato, cioè una volta superata in qualche modo la fase a gironi, tutto il resto era da considerarsi come grasso colante. Oh, al “Lusail” di Lusail City nella municipalità di Umm Salal – guarda un po’ quante cose inutili si imparano e già domani saranno dimenticate, con ‘sti Mondiali – esisteva l’occasione per dar prova di voler uscire dal guscio della Rossocrociazia (gioco sotto quella bandiera ma non mi cambierebbe nulla l’essere in campo con un’altra maglia, oppure gioco sotto quella bandiera ma se incontro il nemico della mia tribù d’origine sono pronto a scatenare la faida) e per rispondere finalmente, nel bene e nel male, alla Svizzera che nutre a pane burro e confettura; uno scattino di orgoglio e di qualità, ecco, altro che treccine e mugugni, altro che lo scocciante atteggiamento di Breel Embolo messosi a protestare dopo 20 secondi sulla falsariga del maestro-maestro-mi-fanno-la-bua, altro che le leziosità del traccheggiare con estenuanti serie di passaggini che manco negli allenamenti alla scuola calcio del Solduno (absit iniuria verbis, anzi, un saluto agli allenatori dei bòcia del Solduno e di ogni altro luogo in cui un pallone è ancora cosa seria), altro che l’incaponirsi con fantasie da tanto-prima-o-poi-la-facciamo-svoltare. Ma quando, ma dove, ma che: fatto salvo quel paio di sgroppate in avvio, fatta salva una punizione di Xherdan Shaqiri con deviazione a fil di palo (30.o) e fatto salvo un colpo di testa di Remo Freuler al 38,o, la Rossocrociazia non è praticamente entrata in campo. Ad un certo punto ha smesso di crederci persino Yann Sommer portiere, pur latore di positive tensioni eleuteriche in tre situazioni distinte; incassato tuttavia lo 0-1 su siluro terra-aria da posizione angolata (17.o, autore il 21enne Goncalo Matias Ramos che chiuderà portandosi a casa il pallone per via della tripletta confezionata con altri apporti al 51.o ed al 67.o, e figurarsi se sta dormendo, il ragazzo), si è capito che persino quell’uomo dalle manine sante era tutt’altro che al meglio; a fare il resto è stata la totale scollatura di un reparto difensivo in cui forse Ricardo Rodriguez non era Ricardo Rodriguez ma un suo cugino omonimo e fatto arrivare per la circostanza, tiè, prenditi la soddisfazione di andare in catodo universale. Quanto a Fabian Schär, mezza assoluzione causa infortunio patito al 24.o e doppia condanna per non essersi fatto sostituire sùbito, perché è evidente il tuo non star bene di salute quando pensi di guardare verso la porta ed invece gli occhi si puntano sulla bandierina del calcio d’angolo. Ma via, evitiamo di farci il fegato grosso così; non ce n’è stato uno in ordine, amen. Càpita, nel calcio. Càpita, ed è cosa ben più grave, anche ai giornalisti: a quelli che giustificano l’ingiustificabile, si pensi alla nota questione di Granit Xhaka capitano che vede rosso ogni volta che gli si para davanti un qualunque Dusan Vlahovic non perché un Dusan Vlahovic gli abbia insidiato la sorella ma per via della differente origine etnica, ed a quelli che papali papali, all’antenna con corredo di immagine, si mettono a concionare su Breel Embolo dicendo in buona pratica che… no, lasciamo perdere, facciamo finta che sia stata una “gaffe”, quella intraudita.

Dovere cronistico impone di riferire almeno circa i tempi delle altre reti: al 33.o quel prodigio di longevità agonistica che risponde al fantasmagorico nome di Képler Laveran Lima Ferreira – e già è siderale e confortante questo ritrovarsi associate l’identità di Johannes astronomo e di Charles Louis Alphonse infettivologo e Nobel per la medicina – e che conosciamo meglio come “Pepe”; al 55.o Raphael Guerreiro, che per solito fa il difensore e questo basta; al 92.o il simpatico Rafael Leao, entrato per gli scampoli di partita appena quattro minuti prima. Ci sarebbe stato anche spazio per un goal a mezzo volo in firma di Cristiano Ronaldo, schierato al 74.o in luogo di Joao Félix Sequeira dai piedi satinati e con attitudini da giocoleria di strada: posizione in fuorigioco, e crasso, tuttavia. Del goal sotto le insegne di Rossocrociazia si fa egualmente menzione: piazzato comodo e senza difendente ad opporsi si è trovato Manuel Akanji al 58.o, “cross” in arrivo, tocchetto in rete da distanza zero; da 0-4 ad 1-4, c’era il tempo per riprendere un po’ di dignità e per provarci alla vecchia maniera, se non proprio per immaginarsi una remuntada stile Barcellona sul Psg cinque anni addietro, ah no, quello fu un 1-6 al contrario. Campa cavallo.

Rossocrociazia a casa, questo è; e, per dirla con un lisbonese lirico qual fu Fernando Pessoa, “o navio vai partir, sufoco o pranto”. Con una certezza: il pregresso non fu vera gloria. Per fortuna l’è dômà fòrbal.