Godersi il momento, please: stasera, grazie al 10.o risultato utile consecutivo (nove vinte ed un pareggio, cose da Bayer Leverkusen in Germania o da Inter in Italia) e meglio sulla scorta di un semplice 2-0 maturato a cavallo tra primo e secondo tempo, il Lugano pedatorio è entrato di diritto nella finale di Coppa Svizzera, domani il nome dell’avversario tra Winterthur e Servette, già oggi il tripudio di squadra e tifoseria che incominciano a credere persino nella folle ipotesi della doppietta tra questo evento ed il campionato, cose neanche da dirsi in questo momento. Eppure la riconquista della Coppa Svizzera, solo sfiorata nell’edizione scorsa (2-3 ad opera dello Youngboys peraltro padrone di casa) e conquistata invece nel 2022 (4-1 al San Gallo), meraviglia delle meraviglie. Non si dirà di aver visto il miglior Lugano, stasera, almeno per un terzo della partita: logico, il Sion era pronto a giocarsela alla morte, pesava poi la tensione e l’avvio, si ammetta, è stato un muro verticale. Per essere precisi: cinque minuti di libero sfogo degli avversari (ed anche di paure: prodigiosi due salvataggi di Amir Saipi), altri 10 per ricominciare a prendere le misure (ed un goal sfiorato – di testa – Mattia Bottani su “cross” pennellato), altri 20 per riportare il confronto sul binario dell’equipollenza (e replica della situazione precedente). Poi un prodigio, sullo scadere ed in effetti al tabellino figura il minuto 45: traversone dalla destra del fronte d’attacco, millimetrico esterno destro volante di Zan Celar a smarcare Yanis Cimignani già sino a quel punto il migliore dei suoi, sabongia siderale anche per via di una lieve imperfezione del colpo, sfera che diventa imprendibile, vantaggio e spogliatoi.
Alla ripresa, due azioni così cosà e poi un fallo che per l’arbitro è da rigore e chi siamo noi per contestargli simile decisione a manica larga? Sul dischetto Zan Celar, e Zan Celar è destinato al ruolo del Cavaliere pallido, nel caso a taluno venga in mente un “remake” da Clint Eastwood; palla sul piede, palla fuori dal piede, palla nel sacco. Nulla cambierà dal 51.o in poi, nemmeno con la girandola dei cambi a blocchi, per l’esultanza dei sostenitori al séguito e di quanti si sono magari infilati nel capannone di Pregassona per condividere l’emozione.
Certo che, a questo punto… Okay, cacciamo dalla mente i pensieri, persino quelli strabuoni.