Da agonista chiuse la carriera sulle sponde del Ceresio, stagione 1981-1982 cioè quando andava ormai per i 34 anni; e, con grande umiltà, si presentò qui da svincolato, cercando e trovando un ultimo contratto che il suo Paese – a lui, già capitano della Iuventus (78 goal – fra cui una celebre tripletta in soli quattro minuti, nel 1975, contro la Lazio – in 205 partite) e già definito “il Pelé bianco”; a lui, tre scudetti, una Coppa Italia, un Europeo con la Nazionale per la quale aveva realizzato otto goal in 25 presenze e varie altre cosucce nel “palmarès” – gli aveva negato. In memoria di Pietro “Pietruzzo” Anastasi, ex-calciatore deceduto ieri all’età di 71 anni per scelta di sedazione assistita dopo lunga battaglia dapprima contro un tumore all’intestino e poi contro la Sla, piovono lacrime anche dal Ticino, da quel Lugano che era in cadetteria e che chiuse al settimo posto a “record” positivo ossia con 31 punti in 30 partite, vigendo all’epoca ancora la regola dei due punti per la vittoria; dai piedi di quello che fu forse il primo “falso nueve” nel calcio europeo, e che alla squadra si era aggregato a stagione in corso, giunsero 10 reti (sulle 55 complessive) in 14 presenze, sicché i bianconeri conseguirono una tranquilla salvezza mancando per sole tre lunghezze di spuntare il primato fra le ticinesi (sesto fu infatti il Mendrisiostar a quota 34; ottavo giunse il Locarno a quota 30).
Brevilineo, atletico, anticipatore dei tempi e del… pallone (“A volte scattavo e mi ritrovato la sfera tra i piedi, per questo servivo tanti assist ai compagni”), Pietro Anastasi rimane figura leggendaria anche per la naturalezza del talento, affinatosi sì con il passare degli anni ma non “costruito” in un canonico settore giovanile; l’arrivo dell’attaccante nel calcio di primo livello era stato del resto frutto di una casualità, anno 1966, quando l’allora direttore sportivo del Varese si era trattenuto a Catania ed era stato invitato a dare un’occhiata al ragazzino che al tempo stava furoreggiando in svariamento forsennato sul versante d’attacco della Massiminiana, una formazione di serie D; nemmeno il tempo di uscire dagli spogliatoi, dopo quei 90 minuti, ed il passaggio di proprietà fu bell’e firmato. Proprio a Varese, sul finire della carriera in cui aveva indossato anche le maglie di Inter ed Ascoli, Pietro Anastasi scelse di stabilirsi e di rimanere con la moglie Anna, conosciuta in città.
Una breve memoria di cordoglio sarà pubblicata a breve sul sito InterNet del Football club Lugano; un minuto di silenzio verrà fatto osservare oggi, allo stadio di Cornaredo, prima della partita Lugano-Kriens, ultima amichevole degli uomini di Maurizio Jacobacci prima del ritorno alle fatiche del campionato di massima serie elvetica.