Chissà quale can-can di polemiche avrebbero montato, i fanatici dell’euroturbismo, se a contestare Ignazio Cassis in quel di Bellinzona fossero stati oggi gli onesti cittadini che alle intimidazioni insite nei “Bilaterali versione 3” sono pronti a rispondere con l’unica, residua arma rimasta a loro disposizione, cioè la scheda nell’urna, ben sapendosi sin da ora che Berna punta a gabbare il popolo negando il vincolo della doppia maggioranza. Ed invece, a prendersela con il consigliere federale ed “in extenso” con vari tra i partecipanti ad un incontro proposto sotto egida di solido ente che è poi la Camera di commercio-industria-artigianato-servizi del Canton Ticino (nell’occasione, con l’apporto – fortemente orientato – della “Società svizzera per la politica estera”), dalle parti del “Sociale” si è presentata una centuria abbondante di agitatissimi agitatori “pro-Pal” e si è dunque dovuto assistere a cose che sconfinano largamente nel penale, volendosi essere tassonomici; ad una prima fase in cui l’acme della contestazione si stava risolvendo in fragor di ferraglie scosse e cacofonico trillar di aggeggi sonori, roba sgradevole ma non più di questo, d’improvviso si sono agganciati toni da belligeranza monodiretta ed eterodiretta oltre che eterodossa: parole pesanti, insulti, aggressioni verbali, persino un paio di contatti fisici (e forse più d’un paio, ma si parla “de relato” per via della temporanea impossibilità di accesso ad una parte del sedime esterno al teatro) a ridosso del portone di ingresso alla sede dell’incontro. Al che una situazione da paradosso: forze dell’ordine schierate ed attivatesi in modalità emergenziale; ospiti bersagliati con ogni genere di contumelie ed ovviamente nell’impossibilità di replicare, un po’ per proprie attitudini raziocinanti ed un po’ per consiglio ricevuto sui due piedi; il solito corollario di violenze verbali distribuite “erga omnes”, sicché chiunque sul “Sociale” stesse gravitando (il discorso vale anche per gli addetti al “buffet” e per le collaboratrici con funzioni varie) si è dovuto sorbire accuse di collusione con Benjamin Netanyanu e con Bezazel Smotrich, l’uno a capo del Governo dello Stato di Israele e l’altro suo ministro.
Non una bella figura per i capetti del “Coordinamento unitario”, soggetti che come minimo dovrebbero interrogarsi sulla loro capacità di gestire un prefigurato “presidio rumoroso” (sottotitolo, “Contro la visita di Ignazio Cassis a Bellinzona”; già un esempio lampante di interpretazione unilaterale della democrazia). La sostanza è che Ignazio Cassis ha avuto “via libera” per l’ingresso nella struttura, sì, ma da una porta o laterale o posteriore, e sotto scorta, ovvero sotto condizione coercitiva inaccettabile in un contesto di ordinaria civiltà; all’uscita, quando l’ira dei manifestanti si è improvvisamente ravvivata, altra raffica di atti indecorosi, non escluso il lancio di materiali organici; il consigliere federale, a tutela della propria incolumità, dopo la fine dell’incontro ha dovuto aspettare per circa 90 minuti prima di poter lasciare il teatro. Evidenza vi è del fatto che non poche persone, tra coloro che erano intenzionate a prendere parte all’evento, si sono trovate costrette a rinunciare; fonti attendibili – ma del caso di specie non si ha contezza diretta – parlano anche di una tentata aggressione; ancora dopo la mezzanotte, tuttavia, sulla vicenda non figurano resoconti-stampa dai vertici della Polcantonale.
Doveroso infine il rendere riscontro cronistico circa l’oggetto della serata al “Sociale”: nulla di che.