Sequestro di persona: abbandono; falsità in documenti: abbandono; truffa: abbandono; esposizione della vita altrui a pericolo: abbandono; appropriazione indebita: abbandono; minaccia: abbandono; usura: abbandono; e, tutto ciò, “sulla scorta di un’attenta ricostruzione di quanto accaduto e degli atti acquisiti all’incarto”. Rimane dunque proprio il men della cavagna, come si desume da odierna nota-stampa di fonte ministero pubblico, nel procedimento penale avviato contro Marco Sansonetti, 39 anni, già responsabile operativo dell’agenzia di sicurezza “Argo1” cui era deputata la gestione di alcune strutture di accoglienza – tra cui quella di Bellinzona quartiere Camorino, nell’ordinario un “Centro Protezione civile” – per richiedenti l’asilo; in pratica, secondo lettura della procuratrice pubblica Margherita Lanzillo, basterà un decreto di accusa con proposta di condanna a pena pecuniaria, tra l’altro con il beneficio della sospensione, su ipotesi di reato quali la coazione e l’abuso di autorità “in primis”.
Perno della questione giudiziaria sarebbe dunque, ed una volta ancora, la vicenda di un minorenne richiedente asilo che sabato 21 gennaio 2017, proprio all’interno della struttura di Bellinzona quartiere Camorino, fu fermato ed ammanettato all’asta di una cabina per la doccia da alcuni agenti della Polcantonale, non per gusto o per sadismo ma in risposta all’atteggiamento offensivo, provocatorio, insultante e violento (fatto accertato: il soggetto aveva “ripetutamente dato in escandescenze”) tenuto dal giovane. Il ruolo di Marco Sansonetti, in tale contesto, emerge in modo assai sfumato, almeno stando alla nota-stampa diffusa dal momento che – e questa è la tesi accusatoria – il dirigente dell’agenzia di sicurezza si sarebbe reso responsabile di un “maggior intralcio” alla libertà di agire da parte del minorenne. Di altro genere, e sicuro oggetto di contestazione (l’impugnazione delle decisioni emesse è da darsi per scontata sin da ora, nel tempo dei 10 giorni “ex lege”), l’ipotesi di reato in materia fiscale: a carico di Marco Sansonetti resta infatti l’addebito per infrazione alla Legge federale sull’assicurazione per la vecchiaia e per i superstiti; fra il gennaio 2015 ed il febbraio 2017 egli, indicato come datore di lavoro, avrebbe omesso parzialmente di versare i contributi, “notificando” alla Cassa cantonale di compensazione Avs-Ai-Ipg una serie di “indicazioni incomplete sui salari versati ai dipendenti ed omettendo di conteggiarne una parte che veniva poi consegnata “brevi manu” al dipendente”.
I contributi paritetici di cui trattasi ammonterebbero a circa 70’000 franchi. Partita ancora tutta da giocarsi, ad ogni modo.