Cade facile sulla tastiera, oggi, la lacrima. La lacrima, le lacrime dei colleghi per un collega, il “Rugge” che diventava “Ruxii” se lo si doveva intercettare d’urgenza lanciando un urlo dalla tribuna dello stadio alla linea laterale opposta; perché il collega Ruggero Glaus, uno dal quale molti hanno imparato per osmosi questo mestiere – e qualcuno magari fa finta di non ricordarselo, o di non essere tributario di alcuno – non c’è più. Un malessere ieri, ci racconta chi gli era più vicino, tanto che sulla pagina “Facebook” personale era partito un augurio immediato affinché egli tornasse presto al lavoro ed agli ambienti frequentati anche dopo il pensionamento dalla Rsi, nel 2011; oggi il decesso, all’età di quasi 73 anni (18 luglio 1946 in Zurigo, diceva il passaporto; e Ruggero Glaus prendeva d’istinto in simpatia chi, pur con differente età, avesse data di nascita simile alla sua),
Del “curriculum”, dopo il liceo frequentato a Mendrisio, una lunga esperienza in area tecnica dell’edilizia; sul finire degli Anni ’70 e dunque tardivo, s’usava dire ad un tempo, l’approdo stabile al giornalismo, tuttavia dalla porta principale in quel di Lugano Besso, e da lì una milionata di minuti in voce soprattutto, quanti eventi coperti, quanti consigli dati, quanti spezzoni e quanti episodi tra raccontato e non raccontato (“No, questa non posso dirla”: una sentenza). Anche drastico in alcune valutazioni (“Tornano qui sempre per la stessa storia, le risposte sono state date, che cosa vogliono, una parola sbagliata per stanchezza e su quella montare il caso?”; parlava di due inviati provenienti da altro Paese, entrambi con una certa notorietà superata però dalla petulanza e dalla saccenteria), capace poi di transitare nel ruolo di comunicatore e di memoria del Football club Chiasso, che era diventata sua città. Con qualcuno dei tanti transitati nella proprietà della società rossoblù, ci fu detto, ebbe uno screzio: mandò tutti a pascolare, rimase da tifoso, critico ma senza acredine. A chi gli domandava come occupasse il tempo rimastogli libero, due tipologie di risposta: una era “Vado a funghi” (stracompetente, un micologo autentico su e giù tra i boschi). L’altra, immaginabile ma non pubblicabile perché qualcuno potrebbe leggere anche in fascia protetta.
Ah: sarebbe stato anche un grandioso titolista alla francese, il “Rugge” , se si fosse dedicato al cartaceo. Dai, chiudiamola qui: tra i “vecchi” c’è qui un’anima in meno, e piangiamo per lui, e siamo un po’ più soli noi.