Era la quintessenza di ciò che si intende per “editore”, meglio, per “editrice”: più di quanto fosse stata una Giulia Maria Crespi già in Paravicini e già in Mozzoni, la zarina di una caotica epoca al “Corsera”, venuta a mancare a luglio, ed in modo diverso rispetto ad una Inge Schönthal Feltrinelli, il cui impegno si declinò sul fronte librario. All’età di 90 anni, ed a due lustri esatti dall’aver ceduto il timone operativo al nipote Fabio Soldati, e singolarmente nel momento in cui nella sua testata-“leader” sta per aver luogo il cambio di direzione responsabile da Fabio Pontiggia a Paride Pelli, è morta ieri mattina – diamo qui la notizia per primi – Matilde Bonetti Soldati, presidente onoraria del gruppo “Corriere del Ticino”. La notizia, diffusasi rapidamente negli ambienti dell’informazione, ha destato vasto cordoglio ma soprattutto incredulità; incredulità perché, sia detto, “donna Matilde” aveva attraversato la storia e sembrava semplicemente indistruttibile.
Il potere della cultura – La famiglia, nemmen bisogno che si ecceda nei ricordi e nelle citazioni: Soldati, da Neggio al mondo (l’Argentina in particolare) e ritorno, artisti e politici ed avvocati e medici. Agostino Soldati, anno di nascita 1857, all’attività in àmbito forense – diventerà giudice federale a nemmeno 36 anni compiuti – associa un impegno politico che si esprime fra Gran Consiglio, Consiglio agli Stati e Consiglio di Stato; il 28 dicembre 1891, per la prima volta, egli manda in stampa il “Corriere del Ticino” fresco di fondazione; il nipote Raffaele, anno di nascita 1894, si trova a dover operare quale esecutore testamentario di Agostino Soldati e nel 1941 costituisce la fondazione “titolare” del quotidiano; strappato a questo mondo nel 1952, e seguito a distanza di soli otto mesi dalla moglie Sofia Balli, egli lascia tre figli ossia Matilde, Silvio ed Antonio, età 20, 19 e 13 anni. Sin da sùbito capofamiglia, tre anni più tardi Matilde Soldati entra a quello che sotto la sua guida diventerà compagine ammiraglia della comunicazione quotidiana, ed ora gruppo nel quale confluiscono il CdT, “TeleTicino”, “Radio 3i” e strutture collegate. Seguiranno tempi straordinari, per crescita di tiratura – da ruolo non avanguardista, in sfida al “Giornale del popolo” – e di risorse stante anche la politica del reinvestimento degli utili; la posizione del “Corriere del Ticino”, pur in panorama editoriale dall’offerta imponente (ancora nella seconda metà degli Anni ’80 il Cantone vantava sette quotidiani cartacei – “Corriere del Ticino”, “Gazzetta ticinese”, “Giornale del popolo”, “Il dovere”, “Popolo e libertà”, “Libera stampa” e “Il quotidiano” – più un trisettimanale del calibro dell’“Eco di Locarno”), diventerà egemone e del resto, dopo la morte o la liofilizzazione di alcune testate e le avventure gloriose ma interrottesi di altre, saranno denari provenienti dal CdT a salvare una prima volta proprio l’ex-nemico “Giornale del popolo”, su atto d’imperio – tale l’attestazione rimasta nero su bianco – di Matilde Bonetti Soldati, che non esiterà a buttare sei milioni di franchi in tale impresa. Non manca, per completezza e per compiutezza d’impegno, anche un lungo passaggio in sede politica locale, massima istanza il ruolo di prima cittadina a Neggio; un amore ricambiato, in profonda e mutua gratitudine. Gli altri amori: il “Corriere del Ticino”, ovviamente; i figli Gianluca, Sofia, Giorgia e Fabia, insieme con otto nipoti diretti ossia Gaia, Christophe, Francesco, Gabriele, Riccardo, Virginia, Cécile e Sébastien; il marito Giovanni Bonetti, bellinzonese, “Peo” nella ristretta cerchia amicale, “Giampiero” per tutti, professione ingegnere, nato nel 1925, a nozze nel 1957.
Direttori e direzioni – Nel frattempo, un primo cambio epocale sull’uscita di Vittore Frigerio, direttore responsabile sino a metà 1957: epocale, perché tale funzione era stata assunta da Vittore Frigerio addirittura nel 1912. 46 anni di fila, e poi ecco l’intronizzazione di Giancarlo Bianchi, avvocato, già referente per economia e politica territoriale; soli quattro mesi, causa infarto con esito letale. Ancora nel 1958, dopo fase interinale nella reggenza di Luigi Caglio, un terzo nome nella gerenza, Giovanni Regazzoni, sino al 1968; nel segno della stretta consulenza di Amilcare Berra – direttore di banca e figura di fiducia – e quasi contestualmente a scelte epocali (nuova sede in corso Elvezia a Lugano dall’aprile 1969, stampa “in proprio” e non più con appalto all’esterno), nel 1969 la chiamata di Guido Locarnini, già pluriennale responsabile dell’agenzia Cps; sempre affiancando l’attenzione all’inchiostro e le relazioni strettissime con i cugini dell’Argentina (un ramo dei Soldati ben presente nella storia del quotidiano), nel 1982 l’opzione per un nocchiero proveniente dall’amministrazione pubblica e non dall’editoria in quanto tale, Sergio Caratti il nome, per tre lustri (nel mezzo, il trasferimento a Muzzano); verranno infine Giancarlo Dillena (fino al 2015), indi Fabio Pontiggia, e fra poche ore Paride Pelli che Matilde Bonetti Soldati non potrà salutare quale nuovo direttore responsabile, dopo averne tuttavia benedetto nel 2018 l’incarico da direttore operativo.
Il doppio addio – Un congedo strappacuore, invece, Matilde Bonetti Soldati aveva dovuto prendere sei settimane or sono, in morte del marito Giampiero: compagno di una vita, compagno di una storia incomparabile e mai più replicabile. Addio, con deferenza e con rispetto.