In cella, sì e da sùbito, l’accoltellatore; ma in cella dopo, ed ora, anche l’accoltellato. Ad una svolta improvvisa, e per certi versi inattesa, il caso del ferimento di un uomo presentatosi nella serata di lunedì 22 settembre in una struttura nosocomiale sottocenerina e che qui era stato soccorso e trattato secondo criterio di primaria urgenza stanti varie lesioni da arma da taglio ad un fianco: oltre al responsabile del fatto di sangue, che era stato individuato e tratto in arresto nell’immediatezza dell’accaduto, nelle scorse ore è finito in manette il secondo soggetto coinvolto, cioè proprio colui che nell’alterco – a tali termini è da ricondursi l’episodio – si era trovato a subire il danno fisico evidente; dagli accertamenti esperiti sarebbe infatti emersa una serie di addebiti per atti persecutori compiuti dal secondo individuo – per singolare ma triplice coincidenza, 52enne e cittadino italiano e domiciliato nel Luganese al pari del feritore – contro l’ex-moglie, a difesa e tutela della quale avrebbe per l’appunto agito il primo uomo, legato alla donna da stretto e diretto vincolo di parentela. Il fatto di sangue, come si ricorderà, era occorso sul piazzale di un posteggio pubblico a Gravesano; sul feritore, fermato da agenti della Polintercom Vedeggio nel contesto del dispositivo di ricerca cui avevano concorso colleghi della Polcantonale, della Polcom Lugano e della Polintercom Malcantone-est, varie accuse tra cui le tentate lesioni gravi ed il tentato omicidio.