Il popolo di fede liberal-radicale in Ticino si appresta – ed è il fulmine a ciel sereno che ad estate nemmeno conclusa segna un’epocale cesura culturale nel fu partitone – a perdere un faro, un emblema ed un costante punto di riferimento nel rapporto con i vertici, e meglio ancora il tramite principe in una relazione che, per forza di cose e fors’anche per la forza del destino, non sempre ha sinora poggiato su criteri da ideale egualitaristico in forma di equipollente dignità del pensiero: a settembre sarà infatti stampato ed andrà in distribuzione l’ultimo numero del periodico “Opinione liberale”, per 29 anni collocato nelle disponibilità degli elettori ancorché dai medesimi non sempre contraccambiato con adeguato affetto. La precognizione, ahinoi, ricade non sotto le specie della parapsicologia ma afferisce al reale, e giunge a due mesi dall’uscita di un elzeviro-appello con cui Andrea Nava, direttore editoriale della testata, aveva sollecitato una discussione sul presente e sul futuro della testata, e della comunicazione politica, e delle modalità di dialogo: ai più parve una semplice chiamata alle armi al fine di rivitalizzare il periodico, ai meno sembrò un richiamo a coloro che il giornale erano vocati a vivificare, nelle orecchie di quasi nessuno quel messaggio riverberò quale avvisaglia e financo precorrimento d’una chiusura.
Chiusura ch’è, ora, come indicato da Alessandro Speziali responsabile politico (fatto curioso, “Oelle” ha due redattori, un direttore editoriale cioè colui che detta la linea, un responsabile politico cioè colui che detta la politica ma non un direttore responsabile cioè colui che alla testata conferisce l’indirizzo strettamente giornalistico). Chiusura per cambiare, e come si cambia per non morire, precisano tuttavia dal mondo della fiaccola: indicativamente sul sopraggiungere del 2022 avrà consistenza e percepibilità l’esito di “un nuovo progetto” che è “allo studio” e grazie al quale sarebbe offerto al Plrt lo strumento per “parlare al Paese e non più soltanto ai suoi aderenti”, con una “riflessione liberale” che riguarda “tutti i cittadini” anziché con una “comunicazione autoreferenziale”. Sia detto con spirito totalmente liberale: è un’affermazione che coglie in contropiede, questa. Da un lato, perché parrebbe di intuire che più d’uno, compreso lo stesso futuro ex-responsabile politico, pensa che la quasi fantasmatica “Opinione liberale” sia stata latrice di una comunicazione tra conoscenti, quel che insomma potrebbe viaggiare non già a mezzo stampa ma con semplici scambi di “e-mail”, alla peggio si forma un bel gruppo su “Facebook” e ci si spedisce a vicenda i pezzi ed i trafiletti; ma allora si finirebbe per riconoscere che, ancora da granconsigliere, non celiava Franco Celio nel considerare tale presenza editoriale come qualcosa di decotto e di non più utile. Dall’altro, perché a “nuovo progetto” si fa per solito corrispondere l’apertura di un canale con prodotto editoriale – di cui il Plrt ha disperatamente bisogno – a messaggio rapido, ed allora si tratterebbe di una piattaforma “web” con peculiarità solidamente informative. In questo senso, regaliamo un suggerimento: ecco, il nome potrebb’essere “Portale rossoblù”. Come dite, “Portale rossoblù” c’era già, nemmeno troppi anni addietro? Ed era anche ben fatto, giornalisticamente sostenuto (persino troppo “meditato”, in qualche contributo; ma guai a toccare la pluralità dell’espressione), puntuale su cosucce come il Gran Consiglio, e compagnia cantante?
Anche tra quelli che “Opinione liberale”, prendendo le prime due lettere di ciascuna parola. hanno sempre ribattezzato “Oplì (e oplà)”, la curiosità sorge e monta.