Ultimo pezzo sfornato da Federico Leonardo Lucia alias Fedez, “rapper” italiano a caccia di ricostruzione dell’immagine offuscatasi dopo anni tutto lustrini e “glamour”: titolo “Tutto il contrario”, congerie di banalità allineate con rime prive di impegno, svista non dappoco nella confusione tra “outing” e “coming-out”, anche una mezza offesa alla sensibilità religiosa altrui, e vabbè anche se vabbè non è. Incredibile nella formulazione, invece, il passaggio in cui è definito “puro sangue italiano con l’accento di Adolf Hitler” il tennista Jannik Sinner, notoriamente nato a San Candido nel comprensorio della Val Pusteria, provincia di Bolzano; due nomi così incollati l’uno all’altro, tanto per assonanza.
Iersera, ad un concerto tenuto al “Forum” di Assago (Milano) e dopo polemiche necessariamente esplose, dalle labbra di Francesco Leonardo Lucia è uscito un abbozzo di scuse ma nella modalità triangolazione, ossia espresse “coram populo” – sotteso l’intento di raggranellare gli applausi degli accondiscendenti elevati occasionalmente ad interlocutori privilegiati – anziché rivolte al diretto interessato in contesto opportuno e con rapido ma sapiente lavoro d’intesa tra gli agenti, ad esempio una conferenza-stampa congiunta con formale e sostanziale richiesta di perdono e, magari, la proposta di devolvere un assegno del “rapper” medesimo a favore delle iniziative benefiche di cui Jannik Sinner si sia fatto o si stia facendo alfiere.
Ennò, au contraire: dal palco è partita una concione articolata sull’accaduto post-pubblicazione del brano (“È successo un putiferio”), su un’autoaccusa postergata e già vagamente autoassolutoria (“Non sono riuscito a spiegarmi”; “Se una rima non è capita, l’errore è di chi ha scritto quella rima”; nel frattempo, insinuata un’ipotesi di altrui corresponsabilità nel non aver fatto lo sforzino minimo per interpretare al di là dello scritto e del pronunciato); e poi la sfilza dei “Volevo dire, volevo far intendere, volevo far capire”. Vien quindi da pensare che il citato Fedez, se avesse vissuto ed operato negli Stati Uniti, in ragione dell’altrui cadenza avrebbe associato Adolf Hitler all’attore Arnold Schwarzenegger (con operazione che tra l’altro avrebbe avuto vita brevissima, non essendo mai un’idea sana l’affrontare uno stuolo di avvocati californiani in aula di tribunale o un Arnold Schwarzenegger, ancorché egli sia quasi ottuagenario, sulla pubblica via), e solo in un secondo tempo si sarebbe reso conto di aver combinato un guaio. Al che, più che di un gestore delle finanze personali ora che gli affari sono tutti separati da quelli dell’ex-moglie Chiara Ferragni, Federico Leonardo Lucia alias Fedez dimostra di aver bisogno di un revisore dei testi prima che essi s’accordino con le note ed entrino in sala di incisione.
Recate al netto le divergenze d’opinione sulle qualità dell’artista e/o sul suo stesso essere un artista, punto di crisi nella vicenda è e resta lo scudo alzato sulla falsariga dell’“errore di comunicazione”. Eppure, al più, i modi per non accostare Jannik Sinner al già Führer erano pari ad infinito meno uno cioè aritmeticamente infiniti a loro volta; il che riporta alla memoria un caso fin troppo simile, benché primaria fosse in tale caso l’articolazione economica cioè un beneficio finanziario tendenzialmente monodirezionale. Com’era, il caso? Ah, giusto: una “Influencer” issatasi al rango di imprenditrice si era legata per contratto ad un’azienda dolciaria e, baloccandosi baloccandosi fra un pandoro ed un uovo di Pasqua, si era dimenticata di dire ai clienti che il sovrapprezzo sul prodotto da acquistarsi (in quei termini la raccomandazione) non avrebbe generato risorse a favore di una certa causa sociale. L’“influencer” produsse poi un filmatino mostrando contrizione e sostenendo per l’appunto essersi trattato di un “errore di comunicazione”; di diverso avviso si dichiarò tuttavia la magistratura, avendo ravvisato distonie penalmente sensibili nelle campagne pubblicitarie sicché fra tre giorni, a Milano, avrà luogo l’udienza preliminare del processo per truffa aggravata. Per mera coincidenza, la tizia si chiama per l’appunto Chiara Ferragni. “Errore di comunicazione” l’una, “errore di comunicazione” l’altro; di che sorprendersi che la relazione sia durata sette anni e virgola, con simili vezzi di famiglia.
Nessuna croce, in ultimo, addosso a Fedez: si inguaia già abbastanza da sé, il carico da 11 sarebbe ingeneroso. Una raccomandazione, ecco, ci si sente di formulare: anche gli incendiari adottano qualche cautela quando maneggiano le “Molotov”, ergo di Adolf Hitler si faccia uso solo per citazione storica, o come termine di comparazione per il male assoluto. Su questo, ieri come oggi, errore di comunicazione non c’è e non può esservi.