Con effetto da mercoledì scorso, e con prima evidenza pertanto oggi stante l’abituale cadenza settimanale subentrata da tempo alla cadenza quotidiana, ai vertici dell’Ufficio del medico cantonale è stato stabilito che non saranno più forniti ai cittadini – e neanche alla stampa quale interlocutrice e mediatrice della comunicazione – i dati pertinenti ai ricoveri ed ai decessi con riferimento alla “già pandemia” covidiana in Ticino. Ciò, viene precisato, “in considerazione della situazione stabile a livello epidemiologico”; nella traduzione corrente, sul territorio cantonale e con impegno delle strutture nosocomiali hanno luogo guarigioni ed hanno luogo nuovi contagi, e sostanzialmente in egual misura; del resto, sempre a rigore della nota presente sul sito InterNet del Cantone, “seppur in modo ridotto, il virus continua a essere presente ed a circolare nella popolazione”. Dunque, forse non più pandemia come del resto hanno preteso i capi dell’“Organizzazione mondiale della sanità” (su cui continuano a gravare gravi indizi di responsabilità nella gestione – non volendosi dire altro – del “cigno nero” arrivato dalla Cina), ma endemia; un’endemia che, a cifre di massima, tiene ancora in ospedale fra le 30 e le 40 persone, con qualche probabile caso da terapia intensiva, con qualche possibile caso esiziale.
In una condizione quale è questa, e dopo tre anni e più in cui ci si è spesi per un’informazione corretta e puntuale e per fare in modo che il pubblico potesse almeno disporre di evidenze di prima mano, circa la scomparsa dei numeri “locali” una sola cosa si può dire: scelta forse errata, ma – e di sicuro – non utile e non coerente. Perché l’autorità può pensarla come vuole, ma non contro la logica; e la logica dice che di una notizia si dà l’inizio (il suo formarsi, ecco), poi si dà lo sviluppo (l’evolversi), e si dà anche (un “anche” che vale per “soprattutto”: la notizia potrebbe infatti risiedere in questo solo ultimo atto) la fine. Dalla “A” alla “zeta”, non dalla “A” ad una lettera qualsivoglia dell’alfabeto, e per di più a discrezione come se d’improvviso si potesse istituire una nuova forma di quarantena. Per inciso: ci sarebbe, e c’è, anche una riprova automatica; ma non è il momento di cavarla dal cilindro, ed anzi si spera che ciò non avvenga mai.