Il problema, quando si volesse parlare con lui fuori dal palazzaccio, era star dietro al suo passo elastico: su per via Giuseppe Motta a Lugano, tre minuti, “Io sarei arrivato” ma poi restava a chiacchierare con il cronista, svariando dai massimi sistemi alle minuzie della quotidianità giudiziaria, “pensi un po’ se riusciremo mai a smaltire ‘sti 5’000 e passa incarti, eppure il sistema ci sarebbe”. Uomo di legge sempre, in magistratura a lungo da procuratore pubblico prima e da procuratore generale per otto anni a partire dal 2010 – secondo normale elezione granconsiliare – fu John Noseda, venuto a mancare iersera a Lugano all’età di 74 anni. Fra un mese e mezzo avrebbe celebrato il quarto di secolo dal suo più grande successo, John Noseda da Vacallo, cui si deve la copaternità nella riforma della Costituzione cantonale, Alex Pedrazzini suo sodale in tale avventura quale consigliere di Stato. In politica, oltre che membro del Legislativo cantonale per oltre quattro lustri dalla fine degli Anni ’70, un mediatore che diede impulso alla riunificazione delle anime socialiste, trovandosi poi chiamato alla presidenza del partito. Con la stampa, sempre un dialogatore aperto e rispettoso dei ruoli, e come tale anche capace di dire “no” sia ad istanze che gli parevano nate storte (fu il caso di un’iniziativa in cui egli riconosceva essere leso un diritto fondamentale dei cittadini) sia alle richieste di corsie preferenziali nell’acquisizione di notizie. Il decesso dopo breve e funesta malattia.