Non sul relativo calo dei nuovi contagi (che restano sempre troppi, almeno per il periodo), ma sull’incremento nel numero dei ricoveri e sulla constatazione – ahinoi – di un altro decesso è da incorniciarsi l’istantanea settimanale con cui viene fotografato l’andamento della pandemia da Covid-19 in Ticino. Mercoledì ormai unico giorno di riscontro per contestuale pubblicazione dei dati ufficiali (fonte: Dipartimento cantonale sanità-socialità, “in uno” con l’Ufficio del medico cantonale), e la prima, dolorosa tappa si impone sulla soglia della casa dell’unica vittima; 16 diventano dunque i morti nel contesto della sesta ondata, 1’209 in totale negli ormai due anni e mezzo dall’irruzione del “Coronavirus” nella nostra quotidianità. 1’862 i nuovi positivi, dunque dato in flessione rispetto a quello reso noto mercoledì scorso su periodo dall’identica lunghezza, quando furono rilevati 2’514 casi; sempre da ricordarsi che fanno stato solo i contagi dichiarati ossia censiti, e che le statistiche sono pertanto da considerarsi sottostimate in misura via via più consistente; totale 163’118 casi, di cui 12’061 nel contesto della fase corrente. In ascesa l’evidenza dei posti-letto occupati, 111 contro i 100 di sette giorni prima, e con cinque pazienti sotto terapie intensive. Punto interrogativo che si ingigantisce, infine, è quello che si parcheggia sopra il sistema delle case per anziani: 28 le guarigioni, 40 le nuove infezioni riscontrate, nessun altro morto (ma le vittime attribuite al Covid-19 sono 417 dal marzo 2020 ad oggi), 33 in tutto gli ospiti costretti a combattere contro il virus non tenendosi conto del paziente trasferito quale ricoverando in struttura nosocomiale. In ultimo, dato che dovrebbe indurre a qualche riflessione: su un totale di 67 residenze, ben 11 sono tuttora sotto scacco.