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A margine / Lascia un luogo sicuro. Chissà che abbia visto lungo

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Meno di due anni or sono, quando giunse a Lugano dall’aver lasciato analogo ruolo alla “Argovia philharmonic”, affermò di essersi voluto porre un obiettivo con asticella più alta. Chissà da che cosa è ora atteso Christian Weidmann, che si dichiara al prodromo di una nuova sfida professionale, stante l’annuncio fresco fresco dell’“addio” al ruolo di direttore artistico-amministrativo dell’“Orchestra della Svizzera italiana-Osi”; uscita dichiarata ed uscita ormai prossima, venerdì 30 settembre l’ultimo giorno di lavoro. Al di là del consueto panegirico da cui simili fatti vengono accompagnati ed al di là dei sempre legittimi “motivi familiari” addotti (a rigore di logica, e tuttavia, si tratterà di ragioni maturate proprio di recente), la decisione di lasciare è palesemente attribuita a Christian Weidmann “in persona”, che peraltro in Argovia aveva mantenuto il centro degli interessi personali e relazionali; sta scritto infatti che il momento sarebbe “propizio per un cambiamento ai vertici”, in modo da “permettere all’Osi di proseguire il percorso di crescita post-pandemico con un nuovo capitolo”.

Sensazione: se questo è il pensiero, trattasi di chiacchiere in libertà. Percezione: mah. Realtà dei fatti: Christian Weidmann, in piena coscienza, non aveva voglia di incanalarsi in un progetto reidentificativo per il quale sarebbero stati necessari altri tre o quattro anni, ed il concorso (leggasi: remare nella stessa direzione) di ogni risorsa umana coinvolta e coinvolgibile, ed investimenti che già non è garantito dall’odierno scenario economico, e figurarsi se sussiste una caparra di certezza per il domani. Sullo sfondo resta un dubbio: che il matrimonio tra Osi (meglio: tra Fosi, intesa quale fondazione) ed il successore di Denise Fedeli non sia mai stato né pieno né felice, sprazzi pubblici a parte; un buon contratto, un contratto onorato da entrambe le parti, questo sì, ma non quella mutua adesione che si sarebbe portati ad immaginare nel contesto di un progetto culturale dominante in Ticino e prioritario in Svizzera. Succede, e chissà anzi che in tale senso si stia muovendo l’intera industria artistica: colleghi, sicuro; “partner”, beh, è ovvio; amici, boh, dipende, ma senza impegno.