Non si sarebbe dovuto esprimere in tali termini, e per meglio dire (citiamo letteralmente, ché qui volano sberle in odor di querela pretestuosa se appena ti dimentichi d’una virgola) avrebbe dovuto evvitare di “proferire, senza il benché minimo contraddittorio, affermazioni gravemente faziose e infondate che delegittimano in modo gratuito ed inqualificabile il serio ed approfondito lavoro svolto”, et cetera. Affondo dai toni inusitati quello giunto nelle scorse ore dalle sponde della Commissione granconsiliare giustizia-diritti – una delle tre commissioni generali del Legislativo – all’indirizzo di un collega della Rsi che in due circostanze consecutive, durante l’emissione del “Quotidiano” sulla Rsi, aveva commentato la non commendevole vicenda dell’elezione dei procuratori pubblici, 20 in tutto cioè 19 in riconferma più uno nuovo per mancata ricandidatura del predecessore, ma tra quei 20 c’era anche una bella quota di soggetti che all’interno della stessa Amministrazione giudiziaria erano stati messi in discussione, et patati et patata; in pratica, al Comitato direttivo del Consiglio regionale Corsi ed al Consiglio del pubblico viene “suggerito” di intervenire con atto che in qualche modo stigmatizzi “l’operato della Rsi”, essendo stato “trasformato un cronista in esperto”, per l’appunto con la premenzionata “delegittimazione” di quanto fatto in sede commissionale e financo dell’“agire dell’intero Parlamento cantonale”.
Quale sia il delitto imputabile, ossia quali siano i termini asseritamente impropri ed offensivi, nell’informativa non sta scritto (ed è un errore, ché chi vuole precisione è tenuto ad essere preciso), così come non viene indicato quale parte della commissione si sia dissociata da tale presa di posizione, per l’appunto assunta “a maggioranza” (ed è un errore, ché di far d’ogni erba un fascio si rischia); con ciò non si vuol però sostenere che motivi per una contestazione non vi fossero e non vi siano. Si consenta tuttavia l’ultimo interrogativo: quale sarebbe il senso ultimo dello scegliere il 25 dicembre come data per un simile attacco? Dov’era l’impellenza, tra l’altro? O davvero qualcuno, a Palazzo delle Orsoline in Bellinzona, davvero si aspetta che lunedì 28 abbia luogo una riunione di emergenza dell’un e dell’altro gremio al fine di affrontare la questione? O magari, e questo è pensiero che si rafforza con il trascorrere delle ore, siamo alle prese con la scaramuccia politica in parallelo a quella che non si sarebbe mai potuto dichiarare in seno alla magistratura, contesto nel cui capitolo, come tutti sono senza dubbio disposti a giurare sulla testa del miglior nemico, la politica non ha né può avere voce alcuna?