Home CRONACA Lugano, urla «Sono dell’Isis» e accoltella due donne. Presa

Lugano, urla «Sono dell’Isis» e accoltella due donne. Presa

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(ULTIMO AGGIORNAMENTO E RIEPILOGO, ORE 23.44) L’hanno bloccata, con sprezzo del pericolo e ciò è già stato riconosciuto dalle autorità, due cittadini che si trovano lì come normali clienti; l’hanno bloccata, ma non prima che le sue mani fossero riuscite a colpire, ferendo due donne, una delle quali in modo grave. Una 28enne con cittadinanza svizzera, presumibilmente convertitasi da tempo all’Islam e radicalizzatasi, domicilio nel Luganese e più precisamente a Vezia, è in stato di arresto per la duplice aggressione perpetrata alle ore 13.53 di oggi al quinto piano della “Manor” di piazza Dante Alighieri a Lugano: dopo aver acquistato un coltello nel reparto al quinto piano, la giovane si è lanciata addosso alle persone a lei più vicine, secondo alcune testimonianze urlando di appartenere all’Isis – l’organizzazione configuratasi anche nelle forme del cosiddetto “Califfato islamico” – e vibrando fendenti all’altezza del collo delle due donne. La prima, che era stata trattenuta con forte presa sulla nuca, ha subito lesioni gravi ma non tali da costituire pericolo per la vita della persona; l’altra, per quanto a sua volta raggiunta dalla lama, se la caverà in qualche settimana.

Persona “non ignota” – La 28enne, messa per l’appunto al suolo dai clienti e tenuta sotto controllo da personale di sicurezza, è stata poi ammanettata dalle forze dell’ordine e portata via con ampio dispositivo di sicurezza. Gran parte di piazza Dante Alighieri è rimasta transennata per ore. Nessuna ipotesi sulle cause dell’episodio viene al momento esclusa; in evidenza, per ovvi motivi, la pista terroristica che è stata più volte evocata sia direttamente dai vertici dell’Ufficio federale di polizia (Fedpol), sia nel corso di una conferenza-stampa svoltasi a partire dalle ore 19.00 negli spazi della “Centrale comune di allarme-Cecal” in Bellinzona, presenti Norman Gobbi quale titolare del Dipartimento cantonale istituzioni e presidente del Governo, Matteo Cocchi comandante la Polcantonale e, in collegamento da Berna, Nicoletta Della Valle quale direttrice del citato Ufficio federale di polizia (Fedpol), con cui le autorità ticinesi stanno lavorando in stretta collaborazione. Tre le evidenze: a) la 28enne è figura non ignota alle autorità “per fatti di competenza della Polgiudiziaria”, come dichiarato sia da Matteo Cocchi sia da Nicoletta Della Valle e come fonti Fedpol hanno potuto precisare in tarda serata ricollegando tale soggetto ad un’inchiesta del 2017 in àmbiti jihadisti (a memoria, in tale contesto emerge la vicenda legata ad una cellula dell’estremismo islamista con insediamento in area insubre e propaggini ticinesi, cellula che venne individuata e sbriciolata); b) non vi è ancora certezza di collegamenti con altri episodi dello stesso genere, anche se proprio in sede Fedpol viene dedicata la massima attenzione a qualsiasi segno possa essere riferito a minacce di tipo terroristico, ed in tal senso esiste un drammatico precedente alla data di sabato 12 settembre, quando nel centro di Morges (Canton Vaud) un 29enne di cittadinanza portoghese venne accoltellato a morte; meno di 24 ore più tardi, nella vicina Renens, l’arresto dell’aggressore, un 27enne già presente nei “dossier” del “Servizio attività informative-Sic” della Confederazione; c) aspetto ancora più significativo, l’autorità inquirente ha già raccolto un pacchetto di altre informazioni che dovrebbero condurre, quale primo esito, ad indirizzare le indagini su tracce primarie e, quindi, a scartare i percorsi infruttiferi.

Essenziale la collaborazione – Da una parte, anche per la rilevanza dell’accaduto (al netto dell’eventuale matrice terroristica islamica), la preoccupazione; dall’altra, la certezza dell’essere presente un sistema di sicurezza e di intervento pronto laddove si manifestino rischi di infiltrazione e di azione da parte vuoi di soggetti isolati, vuoi di strutture organizzate in cellule. In tali termini Norman Gobbi, che ha ricordato l’essere la Svizzera “un Paese di pace, laddove tuttavia pace non significa rendersi inermi”, e Matteo Cocchi, nella circostanza pronto a riferire circa il già previsto rafforzamento dei dispositivi di sicurezza durante il periodo natalizio. Sullo sfondo, una collaborazione coerente e paritaria fra forze dell’ordine e strutture di “intelligence”.