(ULTIMO AGGIORNAMENTO E RIEPILOGO, ORE 13.58) 21 nel fine-settimana, 17 nel transito da lunedì all’alba di martedì, 39 nel passaggio da ieri all’alba di oggi. Lo si è detto sin dal momento in cui della pandemia vennero prese le misure, e lo si ribadisce: a costituire motivo di allarme, nel contesto legato al Covid-19 e stante la recrudescenza in corso, sono non i contagi in quanto tali, ma i decessi (dato fermo a 350 vittime sin da venerdì 12 giugno) ed i ricoverati in strutture ospedaliere (che restano pochi); per di più, sul versante della cronaca, di alcune situazioni specifiche – i due casi di positività nella stessa classe del “Centro scolastico industrie artistiche-Csia” di Lugano, i due casi tra frequentatori del “Seven” di Lugano, il giovane calciatore della prima squadra del Novazzano – si era già al corrente.
Nessun innalzamento della soglia di attenzione, dunque, al momento sembra imporsi, pur dovendo preoccupare sia i messaggi che giungono dall’estero (Francia primariamente, Italia in seconda battuta anche sull’inasprimento dettato fresco fresco dall’autorità di governo) sia i riscontri da Canton Grigioni (24 nuovi contagi, 72 in essere nel complesso, 1’153 i casi di infezione rilevati nel complesso) e dal resto della Svizzera (tolti Ticino e Grigioni, altri 1’009 casi confermati dal portavoce dell’Ufficio federale sanità pubblica, 10 ricoveri, due decessi); ai numeri, dall’ormai celebre “data zero” coincidente con martedì 25 febbraio quando ebbe luogo il primo accertamento con ricovero di un uomo alla “Clinica luganese Moncucco”, 3’738 le situazioni conclamate. Motivo di incoraggiamento, perché anche di incoraggiamento si ha bisogno: è tornata a casa, per dimissioni, una delle cinque persone che si trovavano ancora degenti in strutture ospedaliere.